Di Mai o DiBatti sta batosta
I giochi di parole non sono il mio forte, ma i risultati delle elezioni europee 2019 potrebbero essere riassunti così dalle parti dei pentastellati. È probabilmente la prima vera grande sconfitta elettorale che viene registrata dal movimento che fu concepito da Grillo/Casaleggio per scalzare la “vecchia” politica. E allora c’è da chiedersi se nel vertice del M5S può reggere la giustificazione dell’astensionismo al Sud (che non è “colpa” degli altri partiti) oppure si pensa seriamente al fallimento (temporaneo) del leader di questi mesi (dalle primarie interne in poi).
In molti hanno visto il passo laterale di Di Battista come un sedersi in riva al fiume per attendere il “passaggio” del “rivale/amico” in attesa di prenderne il posto. Potrebbe essere questo il momento giusto? Ma al di là di questo, il responso uscito dalle urne ha alcune caratteristiche uniche:
– pare sia la prima volta che il secondo partito di una coalizione di governo sorpassi il primo partito
– pare (incredibile) che in un sistema abbastanza “immobile” dal dopoguerra in poi nei flussi tra schieramenti un partito raddoppi la sua percentuale in poco più di un anno
– pare che l’aver messo in tasca del denaro ad una parte degli elettori (reddito di cittadinanza) non abbia sortito un effetto elettorale positivo (fu una tra le spiegazioni più accreditate per il 40% del PD di Renzi e gli 80 euro in busta paga)
– pare che le elezioni anticipate (come nel caso di 5 anni fa) le vogliano più coloro che hanno perso, di coloro che hanno vinto le elezioni
Accomodiamoci e vediamo se e come l’analisi del voto europeo porterà a nuove elezioni politiche o alla prosecuzione di un governo quantomeno singolare: la maggioranza dei deputati in parlamento ai M5S di Di Maio (?), la maggioranza del consenso nelle urne alla Lega di Salvini (!).