Il Cigno Infetto
Abbiamo familiarizzato con il concetto del Cigno Nero che ha reso Nassim Nicholas Taleb celebre dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Ebbene nel caso del Corona Virus Covid-19 l’autore afferma che non ci troviamo di fonte al Cigno Nero, ovvero all’inaspettato, che una volta verificatosi trova una spiegazione “razionale” a tutti evidenti (ma retroattivamente) e cambia in modo irreversibile il comportamento degli uomini. Perchè afferma questo? Perchè la comunità scientifica da alcuni anni descriveva un possibile contagio mondiale, da oggi (11/3/20) ufficialmente diventato Pandemia. E allora chiamiamolo Cigno Infetto. Un evento che seppur previsto e forse in qualche misura prevedibile nella sua evoluzione di questi mesi, una volta che si è innestato, diviene un cambio di paradigma nel vivere quotidiano. Mi spingo oltre: siamo alla fine della società dei consumi e si entra nella nuova società dei limiti. L’idea che sta emergendo è quella infatti di un profondo cambiamento nella percezione di alcuni importanti elementi:
- il nostro prossimo può essere un rischio: la distanza diviene un elemento di sicurezza, la vicinanza di pericolo
- il digitale diviene il mondo “sicuro”: al di là dei virus che possono colpire i nostri file, la salute non è immediatamente intaccabile
- l’asimmetria nelle misure di sicurezza costituisce più di un’assenza di coordinamento: l’impegno di molti può essere vanificato dall’indifferenza di pochi (siano essi stati che persone)
- le fonti autorevoli e la professionalità tornano alla ribalta quali elementi strategici per affrontare le emergenze
Oltre a queste riflessioni (che non pretendono di essere esaustive) si intravvede una quotidianità futura profondamente mutata, con quella che ho definito come la nuova società dei limiti. Il senso è presto detto: attraversare il futuro non sarà più vivere pensando solo di consumare risorse, rapporti, distanze e giornate con soluzioni a quasi tutto, soprattutto in relazione alle proprie disponibilità economiche. Attraversare il futuro significherà invece immergersi in una realtà che farà i conti con limiti di risorse (energetiche e alimentari su tutti), rapporti (con valutazioni di rischi collegati alla salute e alla dinamica distanza/vicinanza), distanze (viaggi di medio e lunga gittata) e giornate (con una nuova redistribuzione del tempo anche in relazione alle nuove abitudini collegate allo smart working).
La sfida che inizia negli anni venti assomiglia (ma in modo amplificato) a quanto accadde all’inizio degli anni zero, quando un attentato terroristico minò per sempre delle certezze che parevano immutabili e introdusse una serie di novità che ora diamo quasi per scontate e che scoloriscono le vecchie abitudini (si pensi solo ai controlli prima di prendere un aereo). D’ora in avanti, per esempio, oltre al metal detector avremo per sempre un health detector?