In un bell’articolo su La Stampa Paolo Mastrolilli (leggi qui) scrive che il quartiere italiano per antonomasia di New York è sempre meno italiano. Intendiamoci, il quartiere di Little Italy esiste ancora, ma Chinatown è in forte espansione e nei dintorni di Mulberry Street la presenza italiana è sempre più “turistica”. Nel senso che restano i ristoranti e i negozi che attirano chi abbia voglia di farsi un tuffo tricolore nel bel mezzo di Manhattan,  ma col passare degli anni gli italiani si integrano sempre più, fanno soldi e vanno ad abitare in altre zone meno identificate con una minoranza specifica. La nuova Little Italy ora è nel Bronx, uno dei cinque borough in cui è divisa New York, a nord di Manhattan. Per sentir parlare italiano e mangiare italiano bisogna andare lungo Arthur Avenue. In questo articolo pubblicato da America24 si legge che l’enclave italiana del Bronx vuole attirare nuovi residenti e clienti. “Diamo risalto all’eredità culturale italiana perché è ciò per cui siamo conosciuti” ha detto Frank Franz, a capo del Belmont Business Improvement District, al Wall Street Journal. L’ultimo censimento parla di un quartiere sempre più latinoamericano (63,8). Ma l’obiettivo di rilanciare l’italianità da queste parti è molto sentito. In tal senso giocano un ruolo importante la chiesa di Nostra Signora di Monte Carmelo, che ogni mese di giugno organizza i festeggiamenti per Sant’Antonio e un festival a luglio. L’obiettivo, nell’arco dei prossimi cento anni, è trasformare il Bronx nel nuovo Village, considerato l’epicentro dell’arte e della movida di New York.

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