Solo il 42% degli americani dichiara di apprezzare l’operato del presidente, cinque punti in meno rispetto a un mese fa. Il 51%, invece, afferma di disapprovarlo. Il sondaggio Nbc/Wall Street Journal è impietoso per Barack Obama, che sconta vari problemi: la grande incertezza sulla crisi siriana, lo scontro durissimo sullo shutdown, le polemiche sulle intercettazioni (Nsagate), con decine e decine di leader mondiali finiti sotto controllo (oltre a milioni di computer e telefoni) e l’incredibile flop del sito internet Healthcare.gov, che avrebbe dovuto iniziare a fornire offerte alternative agli americani non coperti da assicurazioni sanitaria.  Tutti questi elementi negativi hanno contribuito a far crollare al minimo la fiducia degli americani nel Congresso e soprattutto nell’inquilino della Casa Bianca.

La mattina del 2 ottobre, 24 ore dopo l’attivazione, al sito si erano registrati solo 6 americani sui 48 milioni non coperti da assicurazione sanitaria. Cifra salita a 248 alla fine del 3 ottobre. A fornire i dati – parziali ma finora non noti – è stata la commissione della Camera che verifica e controlla l’azione del governo, guidata dal repubblicano Darrell Issa, dichiaratamente ostile all’Obamacare. Il sito deve fornire ai residenti di 36 Stati su 50, in cui i governi locali sono contrari alla riforma su cui Obama si è giocato molto, la possibilità di confrontare le offerte alternative delle diverse compagnie. Ma se il sistema informatico non funziona c’è poco da fare (e da stare allegri alla Casa Bianca). Un flop imperdonabile. Al punto che sono dovuti scendere in campo quasi tutti i big Usa dell’alta tecnologia e di internet, da Google a Oracle, per cercare di salvare l’Obamacare, seppellito da problemi che gli esperti dell’amministrazione non sono
riusciti a risolvere e che stanno, di fatto, paralizzando la riforma.

“In generale – scrive Paolo Mastrolilli su La Stampa – l’impressione che si sta diffondendo è quella di una presidenza che fatica a realizzare le proprie idee. Grandi aspettative, che forse complicano la vita all’amministrazione, ma risultati non sempre all’altezza”. E il Datagate c’entra poco.

Intanto, mentre il segretario di Stato John Kerry ammette che alcuni programmi di sorveglianza dati dell’Intelligence Usa si sono spinti “troppo in là”,  Obama ha ordinato alla National Security Agency di mettere fine alle intercettazioni alle sedi del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca Mondiale a Washington. Segno evidente che anche queste istituzioni erano sotto controllo.

 

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