La Nsa (National security agency) potrebbe aver violato la Costituzione nel programma con cui ha spiato e raccolto milioni di telefonate di cittadini americani. Nello specifico la violazione riguarderebbe il quarto emendamento, quello che difende il cittadino da perquisizioni, arresti e confische irragionevoli. Ne è convinto il giudice federale Richard Leon, del District of Columbia. E il dipartimento di Giustizia non avrebbe neanche dimostrato che la raccolta di “metadati” possa sventare il pericolo di attacchi terroristici, come sostenuto per difendere la massiccia attività di spionaggio. Non ci sarebbe, dunque, un nesso diretto tra l’attività di controllo svolto e i risultati ottenuti (o comunque non sarebbe stato dimostrato). Ora il ricorso verrà sottoposto a un secondo grado di giudizio.

Il giudice Leon, nominato nel 2002 da George W. Bush, ha agito sulla base di una causa intentata contro la Nsa da parte di un attivista conservatore, Larry Klayman. “Chi ha presentato causa – spiega il giudice Leon – si aspetta che venga rispettata la sua privacy. Ma la raccolta dei dati delle loro attività degli ultimi cinque anni, da parte della Nsa, evidentemente non soddisfa questa loro aspettativa. Inoltre – aggiunge Leon – sinora ho significativi dubbi circa la reale efficacia del programma di raccolta dati come un mezzo efficace per condurre indagini nei casi che comportano minacce imminenti di terrorismo. Non riesco a immaginare – conclude il giudice – una più indiscriminata e arbitraria intrusione nella vita dei cittadini senza alcuna autorizzazione da parte dell’organizzazione giudiziaria”. E’ la prima volta che un giudice americano mette in discussione la costituzionalità del programma di ascolto telefonico di massa portato avanti dalla National Security Agency. Vedremo come andrà a finire.

Per approfondire la notizia:  PoliticoNew York Times

 

 

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