Trump avverte i repubblicani
Stanco di non sentirsi troppo amato da una parte del suo partito, per il quale correrà alla Casa Bianca, Donald Trump mette in guardia i membri del Congresso del Grand Old Party: uniti dietro di me o il partito repubblicano rischia di perdere Camera e Senato. In un comizio a Tampa, in Florida, il tycoon ha invitato il Gop ad agire compatto, a vincere insieme. Ed ha sferzato i senatori repubblicani ancora recalcitranti davanti alla sua candidatura. Pur dicendosi convinto di poter vincere le elezioni (regola numero uno: mai mostrarsi titubante e scoraggiato), ha avvisato che i seggi del partito alla Camera e al Senato potrebbero essere a rischio se i repubblicani non si stringono intorno a lui: “Il partito repubblicano deve essere forte e intelligente, altrimenti io vincerò ma un sacco di altre persone no”. Attualmente il Partito repubblicano controlla entrambe le camere.
Ryan: Trump cambi i toni
Lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, si augura che Trump cambi i toni della sua campagna, considerati fuori luogo, soprattutto dopo gli attacchi a un giudice di origine messicana: “Come repubblicani, come conservatori, vogliamo portare avanti campagne elettorali inclusive – ha detto lo speaker in un’intervista a Face the Nation (Cbs) in onda domani – vogliamo essere fonte di ispirazione per i nostri concittadini ed ottenere un mandato per risolvere i problemi del nostro Paese”. “Speriamo di poter imparare da questo e muoverci verso toni migliori per una campagna di cui tutti possano essere orgogliosi, che unisca le persone, non le divida”, ha poi aggiunto Ryan che nei giorni scorsi aveva definito le parole di Trump sul giudice Gonzalo Curile “razzismo da manuale”. Nell’intervista Ryan, che la scorsa settimana ha dato il proprio endorsement a Trump, ha invece detto di “non considerare quelle parole razziste”. Ma ne ha comunque preso le distanze: “quello che mi da fastidio di quelle dichiarazioni è che non riflettono chi siamo o cosa pensiamo come repubblicani, l’idea che l’etnicità o la razza di qualcuno possa avere conseguenze sul suo lavoro, è completamente all’opposto del nostro pensiero”.
Romney addolorato
“Il loro più grande errore è stato quello di attaccarsi tra di loro invece di concentrarsi contro” Trump. Così Mitt Romney, durante la conferenza da lui organizzata, l’Expert and Entusiasts summit, a cui partecipano circa 250 finanziatori repubblicani, ha criticato gli altri candidati repubblicani per non essere riusciti a trovare una politica comune per fermare l’ascesa verso la nomination di Trump che lui nei mesi scorsi ha definito “un truffatore”. Dettagliando caso per caso gli errori commessi da Ted Cruz, Jeb Bush, John Kasich e gli altri candidati, l’ex governatore del Massachussets, sconfitto nel 2012 da Barack Obama, ha sottolineato come dall’altra parte Trump abbia “giocato estremamente bene una strategia efficace”, sfruttando la rabbia e le paure degli elettori. Ma ancora una volta Romney è stato molto duro nel condannare i contenuti della sua campagna, affermando che “gli si spezza il cuore” nel vedere che la nomination repubblicana sia andata a qualcuno che attacca un giudice federale perché di origine ispanica. Ieri Romney in un’intervista, ha detto che una vittoria di Trump rischierebbe di far diffondere il razzismo nel Paese. Immediata la replica, via Twitter, di Trump: “Romney ha avuto la possibilità di battere un presidente fallito ma ha sbagliato alla grande, ora mi chiama razzista, ma io sono la persona meno razzista che ci sia”.