Obama e ZuckerbergSul Russiagate non si hanno ancora certezze. O meglio, al di là della simpatia e del tifo sperticato fatto (e mai negato) dal Cremlino per Trump, non vi sono ancora prove certe che testimonino che il governo russo abbia agito per favorirlo nella corsa elettorale americana. C’è un’inchiesta in corso e in attesa di sapere cosa ne verrà fuori, ne ne discute. Negli Stati Uniti ma non solo.

Il Washington Post torna sull’argomento e scrive che pochi giorni dopo che Mark Zuckerberg liquidò come “folle” l’idea che le fake news circolate su Facebook avessero avuto un ruolo cruciale nel risultato elettorale Usa, Barack Obama ebbe un colloquio riservato con il fondatore del social network, per cercare di convincerlo che, senza un’azione da parte dei social media, gli Stati Uniti si sarebbero trovati a dover subire interferenze ancora maggiori.

L’incontro tra Obama e Zuckerberg avvenne lo scorso 19 novembre scorso, pochi giorni dopo la notte elettorale, durante un incontro tra diversi leader a Lima. Obama cercò di convincere il proprio interlocutore a prendere sul serio la minaccia delle “fake news”, denunciando l’opera di disinformazione condotta da gruppi riconducibili alla Russia (questa era la tesi dell’amministrazione Obama) durante la campagna elettorale.

Che ci sia quella conversazione dietro alla decisione di Zuckerberg di annunciare che consegnerà al Congresso Usa oltre tremila inserzioni acquistate da un’agenzia russa durante la campagna elettorale Usa? “Non voglio che nessuno utilizzi i nostri strumenti per minare la democrazia”, ha detto Zuckerberg qualche giorno fa, dicendosi “profondamente” preoccupato per il processo democratico e per “la protezione dell’integrità” dei suoi meccanismi. La decisione è stata presa dopo settimane di pressioni affinché Facebook condividesse anche con il Congresso le informazioni già consegnate allo speciale procuratore che indaga sul Russiagate, Robert Mueller, relative ai circa 470 account chiusi perché avevano lanciato messaggi divisivi e infiammatori, associati ad inserzioni pubblicitarie per 100.000 dollari e probabilmente collegati a Mosca.

Non ci resta che attendere gli sviluppi dell’inchiesta.

 

 

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