L’impeachment è un favore a Trump?
La Camera degli Stati Uniti ha approvato a maggioranza i due articoli che accusano Donald Trump di aver violato la Costituzione, facendo pressioni sull’Ucraina per indagare sull’ex vicepresidente Joe Biden, suo rivale alle elezioni del 2020, e di aver ostruito l’inchiesta condotta dal Congresso. Trump è il terzo presidente della storia degli Stati Uniti a subire il voto di impeachment: prima di lui Andrew Johnson (1868) e Bill Clinton (1998). Entrambi furono assolti, mentre Richard Nixon nel 1974 si dimise prima che la Camera votasse per il suo impeachment sul “caso Watergate”.
Nancy Pelosi, speaker della Camera, nel discorso che ha aperto il dibattito prima del voto aveva dichiarato che “il presidente non ci ha dato altra scelta se non quella di procedere con l’impeachment, oggi siamo qui per difendere la democrazia per il popolo americano”. Adam B. Schiff, deputato democratico della California e presidente della commissione Intelligence, è entrato nello specifico sottolineando che “nel corso degli ultimi tre mesi abbiamo trovato prove incontrovertibili che il presidente Trump abbia abusato dei suoi poteri mettendo pressione al neo-eletto presidente dell’Ucraina, chiedendogli di annunciare l’avvio di un’indagine nei confronti di un rivale politico dello stesso Trump”.
Come andrà a finire? La parola passa al Senato, dove i repubblicani hanno la maggioranza, con 53 seggi contro i 45 dei democratici e due indipendenti (che si sono già detti a favore dei dem). Per mandare a casa Trump occorre una maggioranza di due terzi, quindi servirebbero almeno venti repubblicani pronti a votare con i dem. Estremamente difficile.
L’inasprirsi dello scontro, che da politico diventa giudiziario, più che un giudizio sulle responsabilità (vere o presunte) si trasformerà in un referendum sul presidente. Ed è probabile che la spallata fallisca, salvo clamorose e nuove rivelazioni. Mitch McConnell, leader della maggioranza repubblicana al Senato, sottolinea che “la Camera ha fatto sì che la sua rabbia partigiana contro questo presidente creasse un nuovo tossico precedente che riecheggerà molto nel futuro. I democratici hanno condotto le più affrettate, meno approfondite e più inique indagini della storia moderna. Ora il loro raffazzonato processo si è concluso nel primo impeachment puramente di parte”. In effetti nei precedenti storici non c’era una demarcazione politica così netta: addirittura con Nixon furono i repubblicani a farlo dimettere.
Trump è nervoso ma non rinuncia ad attaccare: “Sono stato sottoposto a impeachment la scorsa notte senza un solo voto repubblicano – scrive su Twitter – con i Dem fannulloni che continuano la loro più grande Caccia alle streghe nella storia americana. Ora il Partito Fannullone non vuole far nulla con gli Articoli e non vuole consegnarli al Senato, ma è la richiesta del Senato! Il Senato dovrebbe stabilire tempo e luogo del processo. Se i Democratici Fannulloni decidono, nella loro grande saggezza, di non presentarsi, perderanno di Default!”. In un altro tweet ha aggiunto, tutto in carattere maiuscolo: “Persecuzione del presidente!”.
L’anno delle elezioni (si vota il 3 novembre 2020) sarà anche l’anno del processo al presidente. Trump farà di tutto per trasformarlo mediaticamente in un boomerang contro i democratici. Tutto il resto, nella campagna elettorale, potrebbe passare in secondo piano.