Cosa farà Trump?
Donald Trump non demorde e torna a tuonare contro i brogli. “Per anni i democratici hanno predicato quanto siano pericolose e truccate le nostre elezioni – scrive su Twitter – Ora stanno dicendo: che lavoro meraviglioso ha fatto l’amministrazione Trump nel rendere il 2020 le elezioni più sicure di sempre. In realtà è vero, tranne per quello che hanno fatto i democratici. Elezioni truccate!“. Come già altre volte Twitter ha segnalato il post del presidente definendo il suo contenuto “controverso”.
La battaglia legale annunciata dal presidente va avanti. Intanto, però, lo studio legale Porter Wright Morris & Arthur che assisteva la campagna Trump nel tentativo di bloccare la proclamata vittoria di Biden in Pennsylvania, si è ritirato dal caso. La campagna può contare solo sull’avvocato Linda Ann Kerns (ma ne verranno reclutati altri) per il ricorso presentato presso la corte federale della Pennsylvania. Già fissate per la prossima settimana alcune udienze importanti. Il giudice a cui è stato affidato il caso, Matthew W. Brann, fu nominato sotto l’Amministrazione Obama. Ma a tranquillizzare i sostenitori del presidente c’è il fatto che è un esponente di lungo corso del Partito repubblicano della Pennsylvania.
In Georgia, com’era previsto per lo scarto di voti risicato, è iniziato il riconteggio delle schede per l’elezione del futuro presidente. Lo stato del Sud mette a disposizione 16 grandi elettori. Il riconteggio avviene a mano e tecnicamente è considerato come una verifica: i funzionari elettorali dividono le schede a favore di Biden da quelle a favore di Trump, che verranno successivamente conteggiate automaticamente. Nel processo sono impegnate tutte le 159 contee dello Stato, cui il segretario di stato Brad Raffensperger ha assicurato la massima collaborazione. L’operazione dovrebbe chiudersi entro la mezzanotte di mercoledì prossimo, due giorni prima della data – il 20 novembre – in cui è prevista la certificazione dei risultati delle elezioni da parte della Georgia. Se il risultato dovesse mostrare ancora i due candidati a meno un punto percentuale di distanza, il comitato elettorale di Trump potrebbe chiedere un altro riconteggio.
Biden si è aggiudicato anche gli undici grandi elettori dell’Arizona, strappando lo Stato ai repubblicani con un vantaggio di oltre 11 mila voti. Un risultato importante, visto che l’ultimo a vincere da quelle parti era stato Bill Clinton nel 1996 e prima di lui Harry Truman nel 1948. Pare che abbia giocato un ruolo importante, a favore di Biden, l’aiuto della famiglia di John McCain, il senatore repubblicano scomparso nell’agosto 2018. La campagna di Trump ha ritirato la causa legale in Arizona: la decisione è stata presa, probabilmente, dopo aver constatato che anche un riconteggio dei voti non cambierebbe l’esito.
Sulle accuse di presunti brogli interviene anche l’ex presidente Barack Obama, sottolineando che “non delegittimano solo la futura Amministrazione Biden, ma la democrazia in generale”. In un’intervista alla Cbs, la prima rilasciata dopo le elezioni, Obama afferma che le accuse mosse da Trump “sono motivate, in parte, dal fatto che al presidente non piace perdere e mai ammetterà la sconfitta”. Ha poi aggiunto di essere “più turbato dal fatto che altri esponenti dei Repubblicani, a conoscenza della realtà, lo stiano assecondando”.
Un segnale importante che deve far riflettere Trump è la mossa del senatore repubblicano Lindsey Graham, considerato un fedelissimo del presidente: ha dichiarato che Joe Biden dovrebbe poter ricevere informazioni sull’intelligence (lo stesso hanno dichiarato altri due influenti senatori del Gop, John Thune e Charles Grassley). In altre parole: basta ostruzionismo. È il segno che i repubblicani, anche quelli più vicini a Trump, cominciano a prendere le distanze dalla linea dura?
Altrettanto importante è quanto ha detto Karl Rove (stratega di George W. Bush) dalle colonne del Wall Street Journal: “Il risultato delle presidenziali non sarà capovolto”. Attenzione, Rove non è un repubblicano nemico di Trump, anzi, è considerato molto amico del genero del presidente, Jared Kushner, marito di Ivanka. Possibile che anche dalla famiglia arrivi il “consiglio” a fare un passo di lato? Dopo aver promesso fuoco e fiamme, denunciando gravissimi brogli, Trump davvero accetterebbe di farsi da parte? Potrebbe anche farlo, incassando la gratitudine democratica per un gesto che salva le istituzioni e l’unità del Paese a stelle e strisce, magari in cambio di uno “scudo giudiziario” una volta fuori dalla Casa Bianca. Trump sarebbe libero di giocare da regista dei repubblicani, forte del suo enorme consenso e, perché no, con una nuova tv in grado di scalzare a Fox News lo scettro di emittente punto di riferimento della destra americana. Guardando già alle elezioni di Midterm del 2022 e magari alla presidenziali del 2024. Sono solo ipotesi, qualcuno dirà che è fantapolitica… lo scopriremo presto.