Niente da fare,  la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto il ricorso del Texas per bloccare l’elezione di Joe Biden. Lo stato del Texas aveva citato in giudizio Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, chiedendo di non conteggiare i loro 62 voti elettorali per Biden, giudicando incostituzionali alcune procedure elettorali adottate per disciplinare il voto postale. Ma la Corte ha respinto il ricorso e il 14 dicembre il Collegio Elettorale, con i 538 grandi elettori espressione di tutti gli Stati, ratificherà la vittoria di Biden con 306 voti elettorali contro i 232 di Trump.

Sul merito del ricorso tutti e nove i giudici supremi hanno espresso parere contrario, anche i tre giudici nominati da Trump, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barret. “Il Texas non ha dimostrato un interesse, riconoscibile dal punto di vista giudiziario, per il modo in cui un altro Stato conduce le sue elezioni”, si legge nell’ordinanza della Corte. Due giudici conservatori, Clarence Thomas e Samuel Alito, hanno espresso una dichiarazione di dissenso in cui ribadiscono l’obbligo della Corte ad ascoltare le dispute tra gli Stati.

Questa la reazione a caldo di Donald Trump, ovviamente vergata su Twitter:  “La Corte suprema ci ha davvero deluso. Nessuna saggezza, nessun coraggio!”. Rudolph Giuliani, avvocato personale del presidente, ha assicurato che la battaglia legale non è ancora finita.”Il caso non è stato rigettato nel merito – ha spiegato al canale tv Newsmax -. Non abbiamo finito, credetemi. La risposta adesso sarà portare il caso alla corte distrettuale, su richiesta del presidente o di alcuni elettori in difesa del loro diritto costituzionale ad avere elezioni regolari”.

“La Corte Suprema ha respinto in modo deciso e rapido l’ultimo attacco di Donald Trump e dei suoi alleati al processo democratico”, ha detto il portavoce della campagna di Joe Biden, Michael Gwin. Una sentenza, ha continuato il portavoce, che “non è una sorpresa: decine di giudici, funzionari elettorali di entrambi partiti e lo stesso ministro della Giustizia di Trump hanno rigettato i suoi tentativi senza fondamento di negare che ha perso le elezioni. La chiara vittoria del presidente eletto sarà ratificata lunedì dal Collegio Elettorale e si insedierà il 20 gennaio”.

Il procuratore generale della Pennsylvania ha parlato di “un abuso sedizioso del processo giudiziario” riferendosi alla decine e decine di “ricorsi infondati e tesi ad invalidare il voto di vaste porzioni di elettori e minare la legittimità delle elezioni”.

Intanto c’è già chi sogna una scissione. Il presidente dei Repubblicani del Texas (Usa), Allen West, osserva che gli Stati “rispettosi della legge dovrebbero unirsi e formare una unione di Stati che rispetterà la Costituzione”. La decisione della Corte Suprema, per West, “stabilisce un precedente secondo cui gli Stati possono violare la costituzione degli Stati Uniti e non esserne responsabili”. Per i ricorrenti le modifiche normative apportate da Pennsylvania, Georgia, Michigan e Wisconsin a ridosso delle elezioni avrebbero aumentato significativamente il rischio di fronte, espandendo il ricorso al voto postale e allentando i criteri necessari a vigilare sulla regolarità di quella tipologia di voti. La Corte Suprema ha tuttavia stabilito, in modo chiaro, che uno stato non può interferire sulle decisioni di un altro.

 

 

 

 

 

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