Il fatto stesso che una delle riviste statunitensi più famose, il Time, abbia duramente criticato Biden per la scelta di tenere un summit internazionale sulla democrazia, dà la misura di cosa sia (davvero) la democrazia e perché sia importante. Partiamo dalla critica del Time: “Il Summit for Democracy voluto dal presidente Usa è la punta dell’ipocrisia. Non c’è spiegazione – si legge nell’articolo del saggista Debasish Roy Chowdhury – sul perché siano stati invitati alcuni Paesi così lontani dalla democrazia. Più del 30% dei 110 invitati sono classificati dalla no-profit americana Freedom House come parzialmente liberi, mentre tre ’non lo sonò, Angola, Repubblica Democratica del Congo e Iraq”. A questi, continua Time, si aggiungono un’altra dozzina di Paesi classificati come ‘autocrazie elettorali’, come Filippine, Indian e Kenia”.

Criticare in modo così duro il presidente senza avere alcuna conseguenza legale, dà la misura di cosa sia davvero la democrazia e la libertà di stampa.

Tra i paesi non invitati spiccano, per importanza, Cina e Russia. Ecco come ha reagito Pechino allo sgarbo di Biden. “La democrazia è diventata un’arma di distruzione di massa usata dagli Stati Uniti per interferenze negli affari di altri Paesi”, si legge sul sito web del ministero degli Esteri cinese, attribuita a un portavoce della diplomazia del gigante asiatico. Alla vigilia del Summit per la democrazia il Partito comunista cinese ha lanciato un libro bianco dal titolo beffardo: “Cina: la democrazia che funziona”.

La Russia invece come ha reagito? Apparentemente con il silenzio. Ma è proprio con la Russia che Pechino sta lavorando di più a livello diplomatico (e non solo). La sintonia è totale, come evidenziato da un editoriale firmato dagli ambasciatori cinese e russo a Washington (Qin Gang e Anatoly Antonov) uscito sul The National Interest: il summit per la democrazia viene definito come “un prodotto evidente della loro (degli Usa, ndr) mentalità da Guerra Fredda, che alimenterà il confronto ideologico e una spaccatura nel mondo, creando nuove linee di divisione”.

Ecco invece cosa aveva scritto alla vigilia del summit il segretario di Stato americano, Antony Blinken,  in un editoriale su Usa Today: “Da quindici anni la libertà globale è in declino. Succede nei Paesi autoritari, dove sono state limitate le libertà delle persone, cancellate o rinviate le elezioni, e nei Paesi democratici, dove la disinformazione ha eroso la fiducia delle istituzioni pubbliche… La pandemia da Covid ha acuito questi problemi. Leader senza scrupoli hanno approfittato dell’opportunità per colpire la libertà di riunirsi, mentre una falsa informazione si è propagata in tutto il mondo riguardo il virus e i vaccini. Ecco perché il presidente Biden ha messo insieme più di cento governi”.

Nella chiusura del summit Biden si è soffermato sulle elezioni: “Il sacro diritto al voto, a votare liberamente e il diritto ad avere il vostro voto conteggiato sono la base della libertà. Senza, niente è possibile”. Il presidente ha difeso il Freedom to Vote act e il John Lewis Voting Rights Advancement Act, due leggi che puntano a facilitare l’accesso al voto. Non ha però spiegato come pensa che le due leggi possano andare avanti al Congresso, spaccato in due tra democratici e repubblicani.

 

Foto: Lapresse

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