In un articolo pubblicato sul sito Atlantico Luca Bocci spiega molto bene ciò che è accaduto a Washington nei giorni scorsi, dove Kevin McCarthy ha faticato non poco per essere eletto Speaker della Camera. I Repubblicani avevano la maggioranza, eppure ci sono volute quindici votazioni. Pensate, una fatica simile per nominare lo Speaker non si registrava dal 1859.

A rompere le uova nel paniere, in seno al Gop, la spaccatura tra due delle anime del partito: da un lato i fedelissimi di Trump, dall’altra l’ala più intransigente guidata in primis da Matt Gaetz, oltre che da Laurent Boebert. Non c’erano differenze ideologiche o di programma, si badi bene, più che altro a dividere le due fazioni è stata una lotta di potere. E, sembrerà strano, è un segno di vitalità per il Gop: finché ci si scontra e si discute è segno che il partito non è sdraiato o peggio morto.

Per ottenere l’agognata carica McCarthy ha dovuto ingoiare il rospo che prevede, tra le altre cose, la possibilità di essere mandato a casa in qualsiasi momento (basterà la richiesta di un solo deputato perché si voti la sfiducia), più un terzo dei seggi del Rules Committee (commissione che controlla i lavori della Camera) all’ala più conservatrice del partito.

“Matt Gaetz – scrive Bocci –  il nuovo eroe della base, ha rimandato al mittente le pressioni dell’ex presidente (Trump, ndr), che nelle ultime ore prima del voto finale si sarebbe attaccato al telefono provando a convincere i ribelli. Alla fine, però, per risolvere lo stallo l’RNC è stato costretto a cedere a quasi tutte le richieste del Freedom Caucus, una disfatta per chi pensava di essere ancora in grado di mettere tutti in linea alzando la voce”.

Non è bastato alzare la voce, dunque. E si è imposto il Freedom Caucus. Questi “zotici trinariciuti” (come vengono definiti in modo sprezzante, non solo dai democratici) riusciranno a condizionare in modo forte anche le prossime elezioni primarie con cui si deciderà il candidato del Gop per la presidenza nel 2024? Vedremo. La sfida potrebbe essere decisamente interessante.

Il primo giorno di McCarthy

Appena insediatosi lo Speaker della Camera i Repubblicani hanno rispettato una promessa fatta agli elettori: stop alla spesa per finanziare le assunzioni dell’Agenzia del fisco nei prossimi dieci anni, come era stato stabilito per legge dai Democratici nel 2022. Il testo è passato con 221 voti a favore e 210 contrari, ma ora al Senato i Dem lo respingeranno quasi di sicuro. C’è però un dettaglio molto importante, che si legge dal numero: 221 voti sono uno in meno di quelli che i conservatori hanno a disposizione. La maggioranza del Gop alla Camera, dunque, resta risicatissima. E neanche una misura così forte, simbolicamente, è servita a riunire tutti i Repubblicani.

 

 

Foto: Ansa

 

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