Italia come Cipro? Così salvi i risparmi dall’«Euro-rapina»
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E se toccasse proprio all’Italia fare la stessa fine di Cipro che cosa accadrebbe ai nostri risparmi depositati su un conto corrente? Potrebbero essere anche loro vittima del bail-in applicato all’isoletta del Mediterraneo? E, soprattutto, chi ha una giacenza superiore ai 100.000 euro rischia veramente di perdere almeno il 30% del proprio capitale. Il nostro blog vi ha già avvertito della possibilità che questo scenario si concretizzi.
Quando si tratta di scommettere è meglio affidarsi ai professionisti del settore. L’agenzia Betaland, informa Agipronews, gioca a 3,95 la probabilità che anche in Italia venga applicato un prelievo forzoso sui conti bancari entro luglio. L’ipotesi opposta – nessun prelievo coatto – resta più probabile ed è piazzata in tabellone a 1,18. Tenete conto che questo sabato si «banca» a 4 la vittoria del Catania in casa della Lazio o quella del Bologna a Udine. Un golletto fuoricasa di Gilardino o del «Papu» Gomez e si passa all’incasso.
[photopress:CAIRONI.jpg,full,alignleft]Ecco perché Wall & Street hanno pensato bene di interpellare un esperto: Corrado Caironi, investment strategist di R&CA ed ex Chief Investment Officer in Italia di BlackRock e Merrill Lynch.
COME STA L’ITALIA
«Occorre innanzitutto precisare – spiega Caironi – che la situazione del sistema bancario italiano è diversa da quella cipriota perché le banche italiane non attraggono in proporzione la stessa percentuale di investitori esteri. Non siamo un paradiso fiscale. Inoltre le nostre banche, come dimostrato dal Fondo Monetario Internazionale sono in buona salute. Basti pensare che i nostri campioni nazionali Intesa e Unicredit sono già ampiamente al di sopra dei parametri minimi di patrimonializzazione di Basilea 3. È più probabile al momento che sia la Slovenia a seguire Cipro sulla stessa strada»
IL RISCHIO
«Parlando con alcuni investitori finanziari a Londra è emersa una certa preoccupazione per le dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem secondo cui la soluzione cipriota potrebbe essere un “modello”. È chiaro che nessuno può sentirsi veramente al sicuro finché non ci sarà una vigilanza bancaria unica che eviti il ripetersi di situazioni simili in cui parte del sistema è fuori controllo».
SE HAI UN SOLO CONTO CORRENTE, TI POSSONO STANGARE
«Nelle nostre conference call è emersa immediatamente una soluzione pratica: distribuire i propri risparmi su più conti correnti non superando mai la giacenza di 100.000 euro. Il termine tecnico è spreading. Se un ipotetico risparmiatore ha 500.000 euro sul conto, gli converrà aprirne cinque o più presso diversi istituti non superando mai quella soglia. Se in Italia venisse applicata la stessa soluzione di Cipro, i depositi fino a 100.000 euro sarebbero salvi».
IL FONDO È UNA CASSAFORTE A PROVA DI BOMBA
«È chiaro che una buona soluzione è rappresentata dai fondi di investimento. Il patrimonio delle Sicav, infatti, è segregato, cioè il denaro che le viene affidato è conservato presso banche depositarie e non può essere oggetto di alcuna forma di ristrutturazione del debito pubblico da parte di uno Stato».
COSA SCEGLIERE
«Si può puntare su un fondo monetario (i fondi di liquidità che investono su titoli a breve termine; ndr) i cui obiettivi siano commisurati alle esigenze del cliente per tutelare il capitale. Oppure si può optare per un fondo obbligazionario globale, ossia che investa in obbligazioni sovrane e corporate in tutto il mondo, Paesi emergenti inclusi. In questo modo, si può guadagnare sia sulla rivalutazione dei titoli che su quella delle valute estere rispetto all’euro che negli ultimi tempi sta perdendo terreno rispetto alle altre divise».
NO AL «FAI DA TE»
«Comprendo benissimo che la prima reazione del risparmiatore sia quella di spostarsi verso il settore obbligazionario. Ma scegliere autonomamente un titolo di Stato o un’obbligazione societaria pensando di esporsi a un rischio inferiore perché gli obbligazionisti sono creditori privilegiati non vuol dire che il rischio in sé sia del tutto eliminato. Un titolo di Stato o un’obbligazione di un’entità privata possono sempre essere ristrutturati. Meglio quindi farsi guidare da un addetto ai lavori o dal gestore di un fondo».
Wall & Street
P.S. Per ulteriori approfondimenti potete consultare anche il nostro nuovo post