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La Tobin Tax, la nuova tassa sulle transazioni finanziarie introdotta dal governo Monti dopo aver imprigionato l’economia italiana con il peso delle tasse e aver ridotto in macerie il già pericolante mercato immobiliare della Penisola con l’Imu, sarà con ogni probabilità un buco nell’acqua: da un lato l’imposta sta uccidendo la Borsa, facendo scappare gli investitori e abbattendo il controvalore degli scambi; dall’altro si può stimare che nell’intero anno porterà nelle casse dell’Erario soltanto 100 milioni di euro. Briciole. Meno di un decimo rispetto a quanto inizialmente previsto dalla Finanziaria.

La Tobin tax, che l’esecutivo dei Professori ha introdotto su ispirazione di Angela Merkel, penalizza infatti chi acquista titoli azionari e li conserva (i cosiddetti “cassettisti”, chi per intenderci si tramanda il pacchetto delle Generali o dell’Enel da nonno a nipote) ma al contrario risparmia coloro che effettuano numerose operazioni di compravendita in un unico giorno. In gergo i “day trader”, che puntano tutto sulla speculazione del “mordi e fuggi”.

Il Giornale aveva avvertito i suoi lettori già a febbraio, adesso è Assosim (Associazione italiana degli intermediari mobiliari) a denunciare il crollo delle transazioni. A marzo i volumi giornalieri medi scambiati hanno registrato un calo superiore all’8% rispetto alla media dello stesso mese del 2012. Il dato, afferma il presidente Michele Calzolari, «a prima vista, potrebbe sembrare non eccessivamente allarmante, anche in considerazione delle incertezze causate dalla crisi politica». In realtà, aggiunge Calzolari, «la contrazione è da imputare al calo degli ordinativi degli investitori istituzionali e, in particolare, di quelli di esteri, scoraggiati dall’incertezza sulle modalità di applicazione della norma».

Il paradosso è che in sede di legge Finanziaria, il gettito dell’imposta – che colpisce allo 0,12% le transazioni sul mercato azionario (esclusi gli acquisti e le vendite di un medesimo pacchetto di titoli che si effettuano nell’arco di una stessa giornata) e allo 0,22% quelle sui derivati – era stato calcolato su un controvalore medio degli scambi di 2,5 miliardi di euro. Ecco perché quest’anno l’Erario sperava di ricavare 1,1 miliardi di euro.  Ma a marzo, che è stato il primo mese di applicazione della Tobin tax, gli scambi in Piazza Affari sono caduti attorno a quota 2 miliardi e in questi primi giorni di aprile siamo fermi su quegli stessi valori.

La conseguenza di tutto questo la esemplifica uno studio di Directa Sim: la società di intermediazione calcola che a marzo i suoi ordini eseguiti si siano ridotti da 8,529 a 7.330 con un calo del 14%, mentre il controvalore relativo di ogni eseguito sia diminuito del 18,6% a quota 16.170 euro (da 19.871). Di conseguenza, il gettito effettivo della Tobin Tax per lo Stato è stato inferiore alle attese. Sulla base della normale operatività dei clienti Directa nei primi due mesi del 2013, all’Erario avrebbero dovuto essere versati circa 15.835 euro al giorno e invece a marzo il prelievo effettivo è stato di 10.586 euro giornalieri. Cioè, il 33% in meno di quanto sperava Monti.

Considerato che Directa rappresenta oltre 3% degli scambi giornalieri sul mercato azionario di Borsa Italiana, il conto è presto fatto. Ogni giorno gli operatori e i piccoli risparmiatori versano in media allo Stato 360.000 euro che, moltiplicati per i giorni di Borsa aperta, fa un totale di poco inferiore ai 100 milioni di euro. Contro gli 1,1 miliardi calcolati dai Professori.

Il danno quindi alla fine sarà almeno doppio: il Fisco fa flop con la Tobint tax e quest’ultima toglie energia alla Borsa, cioè a uno dei modi che le aziende scelgono per finanziarsi soprattutto in un periodo in cui le banche stringono ancor di più i cordoni del credito.

Secondo Assosim, sarebbe meglio «promuovere l’approccio francese che esenta i titoli emessi da società con capitalizzazione inferiore a una determinata soglia». Sperando che Monti, o il suo sostituto, abbiano orecchi per intendere e pugni da sbattere sul tavolo della Merkel

Occorre comunque ricordare che ci sono alcuni modi per evitare la Tobin tax, che ricade sui big del listino, ma non sulle realtà  a media e  bassa capitalizzazione. Ecco quindi l’elenco dei titoli che vi sono soggettisono 76 su un totale di 275 azioni quotate alla Borsa di Milano.

Un ulteriore modo per i «cassettisti» di non pagare la Tobin Tax, oltre appunto a scommettere sulle small e mid cap, è puntare sui 36 titoli stranieri dell’MTA International, oppure sottoscrivere fondi di investimento, comparti di Sicav o Etf. Questi ultimi sono i fondi passivi scambiabili in Borsa come le azioni e dalle commissioni ridotte all’osso.

Wall & Street

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