L’Italia farà la spesa con il cellulare
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Basta con borsellini e portafogli che pesano come laterizi in tasche e borsette per lo stratificarsi del Bancomat, di almeno un paio di carte di credito, delle tessere prepagate e delle immancabili carte fedeltà del supermarket. Per fare la spesa, saldare il conto al bar o al ristorante, dedicarsi allo shopping, comprare il biglietto del museo o pagare l’albergo alla fine delle vacanze sarà presto sufficiente impugnare il proprio cellulare. A trasformare uno degli apparecchi più amati dagli italiani in una “carta di credito invisibile” è la tecnologia Nfc (Near Field Communication): si tratta di una connettività wireless bidirezionale a corto raggio, di cui sono dotati gli smartphone più moderni, che “aggancia” l’apparecchio pos del negozio in cui ci troviamo in quel momento e dà l’ordine alla nostra banca di effettuare il pagamento. Esattamente come accadrebbe “strisciando” il Bancomat o la carta di credito, che però, anziché essere di plastica, sono de-materializzati e appunto pre-caricati sulla stessa carta sim del cellulare.
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Una frontiera affascinante, che in prospettiva dovrebbe permettere la creazione di interi portafogli di tessere invisibili: dal Bancomat alla carta di credito fino alla tessera fedeltà del supermercato, del club di tennis o della palestra. Dopo i progetti pilota avviati da alcune banche e società di telecomunicazioni, è scesa in campo in forze Mediobanca. La prima banca d’affari del nostro Paese compirà, proprio con i pagamenti via cellulare, un altro passo verso le famiglie italiane dopo i conti di deposito e i servizi finanziari proposti da CheBanca. Questa volta il gruppo guidato da Alberto Nagel muove attraverso la controllata Compass, che allo scopo ha stretto un’ alleanza con MasterCard, 3 Italia e Sia. A dimostrazione della rilevanza del progetto, a metterci la faccia in un recente incontro ristretto sono stati il chief operating officier di Mediobanca Vincenzo Tortis e quello di 3 Dina Ravera, il vice presidente di Compass Valentino Ghelli, il direttore generale di MasterCard Paolo Battiston e il vice direttore generale di Sia, Nicola Cordone.
Non appena terminato il periodo di sperimentazione, ormai in fase molto avanzata, il servizio che trasforma lo smartphone in uno strumento di pagamento sarà reso disponibile al grande pubblico.
La commercializzazione è attesa entro la fine dell’anno, quando gli esercizi commerciali coperti dovrebbero essere 75mila per un totale di 150mila pos, destinati a raddoppiare nel 2014: al momento la tecnlogia è accettata da realtà come McDonald’s, Rinascente ed Esselunga, dalle librerie Feltrinelli, da catene come Decathlon e Brico, Bershka o Zara e per soddisfare i desideri dei più piccoli da Chicco e Prenatal, cui si aggiungono alcune tabaccherie e musei.
A meno di non smarrire il cellulare, tutto dovrebbe avvenire nella massima sicurezza, visto che il raggio d’azione del Nfc è di soli 10 centimetri e che per autorizzare il pagamento è necessario un click sull’app del cellulare; senza contare che di norma per gli importi superiori ai 25 euro è richiesto un codice di sicurezza. Questa tecnologia dovrebbe poi limitare la preferenza degli italiani per il contante, con tutte le ricadute che questo comporta dal punto di vista delle banche per il taglio dei costi e da quello del fisco per la lotta al sommerso.
La situazione in Italia
Una ricerca del Politecnico di Milano stima che alla fine del 2016, gli italiani che pagheranno con una soluzione di mobile proximity payment, oscillerà tra 6 e 10,3 milioni, a fronte di una diffusione di oltre 25 milioni di cellulari Nfc, per un controvalore complessivo di 4,7 miliardi. Di questi 1,5 miliardi dovrebbero essere rappresentati da micro-pagamenti anche grazie ai presunti 610.000 pos Nfc attivi.
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Se da un lato le banche puntano a ingrandire la fetta di mercato con i micropagamenti, dall’altro è probabile che sarà necessario un notevole sforzo commerciale prima di rendere questa tecnologia realmente popolare. La riprova è uno studio condotto da Human Highway per Netcomm, da cui è emerso che solo il 9,5% del campione intervistato è cosciente di avere uno smartphone abilitato, oltre la metà è di parere opposto e il restante 27,3% non è in grado neppure di capire la domanda.
Il nodo delle tariffe
Quello offerto da Nfc è un collegamento di prossimità di tipo wireless, ma è evidente che per gestire al meglio le transazioni dallo smartphone con la propria banca di appoggio, controllare il conto corrente o visualizzare i pos abilitati al servizio tramite le apposite app di localizzazione, sarà importante scegliere l’offerte commerciale più adatta a sè rispetto alle molte proposte da Tim , Vodafone, Wind e 3. Ecco la nostra guida per non sbagliare e risparmiare sulla bolletta.
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