Sette anni di recessione e la cura di sole tasse imposta a famiglie e imprese dai palazzi del potere hanno spinto l’Italia sul lastrico. Più di un italiano su quattro, quando cerca di ottenere un prestito personale, è ormai costretto a ricorrere alla cessione del quinto dello stipendio, vale a dire della riduzione del proprio salario in una quota massima del 20%: il reddito di chi  tenta questa strada è di norma di poco superiore a 1.600 euro.

Il dato, che mal si sposa con il ritornello con cui il sistema bancario e la sua lobby sostiene che il flusso degli impieghi sono ormai in ripresa, emerge dall’analisi condotta da Facile.it e Prestiti.it: per precisione tra maggio e ottobre 2013 il 25,9% delle richieste di finanziamento rientra in questa tipologia. Ma a dare la misura dell’emergenza è anche il fatto che la quota è salita di quasi 10 punti percentuali in soli 18 mesi. (a maggio 2012 era il 16,4%).

«Il crescente ricorso alla cessione del quinto – chiarisce Lorenzo Bacca di Facile.it – si spiega anche con la particolare natura di questo finanziamento, l’unico a cui possono accedere anche i protestati». Le domande si concentrano tra i lavoratori dipendenti delle aziende (58,6%), ma quasi il 16% delle cessioni sono invece legate a una pensione. L’importo medio finanziato ammonta a 17.000 euro (erano 20.000 euro nel maggio 2012) e la si formula a 44 anni: al vertice c’è la Sardegna (19.000 euro la richiesta media), ma sono nove le regioni oltre 17.000 euro.

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