Maggio è il mese dei dividendi per le big di Piazza Affari (unica eccezione Prysmian che ha distribuito venerdì scorso). Chi ha saputo resistere alla tentazione di realizzare il capital gain raccoglierà in molti casi (14 dei 40 big quest’anno non staccano la cedola) il frutto della propria pazienza. Si tratta dell’ultima volta che si potrà godere della tassazione al 20%, poi da luglio – grazie al dl Irpef di Matteo Renzi – l’aliquota salirà al 26 per cento. La «scartavetrata» di tasse è effettivamente un disincentivo all’investimento, ma in realtà gli esperti del mercato pensano che sia ancora presto per abbandonare l’azionario, anzi chi distribuisce dividendi generosi – secondo Jörg de Vries-Hippen, capo degli investimenti di Allianz Global Investors – merita un posto particolare nel portafoglio.

 

Quello che osservate qui sopra è il grafico dell’indice Eurostoxx 50, ossia il paniere dei 50 titoli europei più importanti per capitalizzazione. «Le valutazioni sui mercati azionari hanno complessivamente mostrato una ripresa negli ultimi 5 anni, tuttavia riteniamo che l’investimento azionario ancora possa offrire significativo valore, soprattutto focalizzandosi sui titoli ad alto dividendo», osserva de Vries-Hippen aggiungendo che «le società europee hanno compiuto forti progressi in flessibilità ed efficienza, con una conseguente migliorata capacità nel gestire il costo del capitale».

«Il mercato azionario – sottolinea – offre quindi prospettive positive, e questo è particolarmente vero per i titoli europei, che presentano valutazioni più convenienti delle emittenti statunitensi». Secondo il gestore del Fondo Allianz European Equity Dividend, le azioni britanniche e francesi offrono qualche opportunità in più rispetto a quelle italiane e spagnole perché a Milano e a Madrid il recupero delle quotazioni è stato particolarmente repentino, quindi le possibilità di un’ulteriore prosecuzione del rally sono statisticamente meno elevate. «Altre buone sorprese potrebbero derivare dal comparto petrolifero, dopo che alcune aziende del settore hanno inaspettatamente incrementato la distribuzione di dividendi, per i minori investimenti dedicati a nuove esplorazioni».

«La capacità di distribuire dividendi – conclude – è un sintomo di disciplina e solidità aziendale, una conferma che la liquidità generale non si disperde in operazioni straordinarie non strategiche o sopravvalutate». La prova? Se il dividendo cala rispetto alle attese, il titolo reagisce generalmente con una brusca caduta.

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