Oggi partono le Ipo della statale Fincantieri e della banca online Fineco, controllata da UniCredit. È un segnale positivo di ritorno della fiducia nei confronti del mercato azionario e, soprattutto della Borsa come strumento per la crescita e la valorizzazione delle aziende.

E l’ottimismo ha contagiato anche Borsa Italiana. «Entro la fine dell’anno stimiamo 20-30 Ipo di cui la maggior parte sull’Aim Italia, mercato dedicato alle pmi», ha detto Luca Peyrano responsabile mercati primari della società che gestisce Piazza Affari nel corso di un convegno dedicato alla rivitalizzazione dei mercati azionari organizzato qualche giorno fa a Roma da Equita Sim. Ma, come ha sottolineato la società di intermediazione guidata dall’ad Francesco Perilli, ci sono ancora molti ostacoli da rimuovere per un pieno sviluppo del mercato dei capitali. Ostacoli sintetizzabili in 5 punti

  1. Abolire la Tobin Tax – inefficace e dannosa. Gettito molto inferiore rispetto alle promesse (come previsto dagli operatori), volumi di intermediazione da parte di investitori istituzionali diminuiti, base imponibile limitata a mercato azionario in modo discriminatorio.
  2. Modulare il prelievo su capital gain in funzione del periodo di investimento: iniziativa chiave per promuovere investimenti diversi da titoli di stato e immobili, sia a favore di investimenti in titoli azionari ed obbligazionari che di strumenti illiquidi come i nuovi fondi dedicati al debito (come i minibond)
  3. Incentivi agli intermediari per la produzione di ricerca sulle Small Caps (ad esempio defiscalizzando ricavi ottenuti su contratti di corporate broker con Small Caps e/o ricavi di intermediazione ad esse associati)
  4. Super ACE ( aiuto alla crescita economica, cioè il bonus fiscale per le aziende che ricapitalizzano; ndr) per le società che si quotano, che renda veramente competitivo per le aziende il capitale proprio (non fiscalmente deducibile) rispetto al debito.
  5. Credito di imposta per le imprese sui costi di quotazione, eventualmente con massimale da definire – per rimuovere l’alibi dei costi di quotazione per gli imprenditori.

II responsabile della segreteria tecnica del ministero dello sviluppo economico, Stefano Firpo ha sottolineato che il governo è pronto a varare alcuni microinterventi. «In uno dei prossimi consigli dei Ministri ci sarà un decreto che potenzierà l’Ace. Oggi l’Ace vale soltanto per le imprese che pagano l’Ires, stiamo provando a trovare un modo che favorisca la deducibilità in composizione, per farne beneficiare anche le imprese che non pagano l’Ires», ha detto aggiungendo che«ci sarà un’ulteriore liberalizzazione per il private debt e l’eliminazione della ritenuta d’acconto per i private placement», oltre che a una deducibilità più spinta per gli interessi passivi.

Per favorire la quotazione in Borsa di aziende italiane «la legislazione è da ripensare, per ridurre i costi», ha rilevato Pietro Salini, amministratore delegato di Salini Impregilo sottolineando la necessità di una certezza delle regole per gli investitori esteri che vogliono puntare sul mercato italiano.  L’esempio scelto da Salini nel corso del convegno è teorico ma non casuale perché fa riferimento a un’esperienza diretta: «Se ti portano via, per legge, il Ponte di Messina il giorno prima, poi che tipo di prospetto posso fare?». Purtroppo quando si è in Italia, nulla si può dare per scontato.

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