Il nostro ultimo post sulle opportunità di lavoro nel Canton Ticino ha scatenato le polemiche a Lugano, Bellinzona e Chiasso (pure a Mendrisio e Balerna non l’hanno presa bene). Un Paese con il 43% di disoccupazione giovanile non lascia molto spazio all’immaginazione! Eppure, ci siamo detti che il Canton Ticino offre un buon approdo anche per le aziende italiane tartassate dal fisco e quotidianamente vessate dalla burocrazia. Ci siamo già occupati del tema nello scorso febbraio con Stefano Mazzocchi di Cna Servizi, ma – vista la delicatezza del momento – vogliamo offrire un orientamento ancora più organico ai nostri lettori.

Innanzitutto ci sono molte buone ragioni, oltre all’uso della lingua italiana, perché n imprenditore italiano decida di andare in Svizzera. L’aliquota sul reddito di impresa al 23% è la principale (suddivisa in tassa federale, cantonale e comunale). L’Iva all’8%, la più bassa in Europa, è un altro motivo se si pensa che in Italia è al 22 per cento. Non esiste l’Irap. Il Paese ha un rating elevato e quindi non è a rischio default come quelli dei Balcani. Il settore finanziario è la vera macchina del Paese e, se un’azienda ha solidi fondamentali, i prestiti non mancano. La manodopera costa di più (ci sono i salari minimi) ma è superflessibile. Non ci sono tanti obblighi cui sottostare (le piccole società non hanno nemmeno l’obbligo di deposito del bilancio) e la legislazione è favorevole. Nel regime contabile elvetico sono riconosciute la supervalutazione di alcune attività di bilancio (come ad esempio le scorte e il magazzino), così come una politica di ammortamenti all’avanguardia e la possibilità di inserire nel conto economico costi aziendali che nella Penisola non vengono riconosciuti. Insomma, è lo spazio ideale per fare business per la classica piccola e media impresa italiana. Se create valore aggiunto, potrete seguire l’esempio di Gucci e Zegna che hanno già delocalizzato in Ticino. Le attività ad alta intensità di lavoro, invece, sono meno convenienti.

Che cosa fare, dunque? Se la ditta è individuale, cioè una persona fisica, bastano un posto di lavoro, un contratto di affitto e una copertura assicurativa sulla salute (quella che viene chiamata cassa malattia) per ottenere un permesso di soggiorno come vi avevamo detto nell’ultimo postclausola di salvaguardia permettendo.

Se, invece, siete una persona giuridica, basta un notaio ticinese. Le forme più diffuse sono due:

  • La Società Anonima (ciò che in Italia è una S.p.A.) necessita di 100mila franchi di capitale azionario, cioè 82.300 euro circa (50mila liberati al momento della costituzione)
  • La Sagl (Società a garanzia limitata, ovvero una Srl) richiede 20mila franchi di capitale minimo (16.500 euro circa), di cui metà liberati.

Attenzione, sia la Sagl che la SA hanno l’obbligo di un amministratore con potere di firma residente in Svizzera (ci si può rivolgere a un fiduciario). Si sconsiglia, invece, di costituire una succursale della casa madre italiana: i tempi sono ancora più ridotti, ma in Italia l’Agenzia delle Entrate troverà sicuramente qualcosa che non va e da lì a una supersanzione il passo è brevissimo. Portando tutto all’estero, invece, i redditi finiscono nel quadro RW del vostro 730 e buonanotte al secchio. Se prendete la residenza in Svizzera, dite anche bye-bye ad Equitalia.

Una volta depositati i soldi in una banca svizzera, l’istituto di credito emette un certificato sulla cui base il notaio iscrive la neo-costituita azienda al Registro di Commercio, azione che decreta di fatto la nascita dell’impresa. Costituita la società, dal punto di vista legale la procedura si ritiene conclusa.

Se volete portare con voi la vostra fidata manodopera italiana, ci si dovrà rivolgere al Servizio Regionale degli Stranieri (questo è il sito dell’ufficio cantonale di Lugano) che emetterà i permessi per i lavoratori italiani, problema che non si pone qualora l’azienda ricorresse a personale ticinese. Il tempo necessario, comprese le attività di due diligence espletate dalla banca, la consulenza del notaio e la registrazione al Registro di Commercio varia dai 5 ai 10 giorni lavorativi. Il costo (parcella notarile esclusa) è di circa 800 franchi svizzeri, ovvero 650 euro. Trovata la location e regolarizzato il personale potrete partire da subito con una pressione fiscale che è inferiore della metà a quella italiana.

Un’ottima sintesi è contenuta in un dossier su come investire in Svizzera, preparato dalla Switzerland Global Enterprise (l’equivalente della nostra Ice). L’organizzazione ha anche uno sportello a Milano in Via Palestro, 2. Sicuramente vi accoglieranno a braccia aperte.

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