C’è ancora molta strada da fare per rendere il mercato creditizio davvero accessibile ai giovani. Anche se il Jobs Act, tra luci (poche) e ombre (molte) ha un po’ smosso il mercato del lavoro, anche grazie a una generosa decontribuzione che, una volta terminata, ha sgonfiato la bolla, i redditi non sempre consentono di presentarsi in banca come un debitore affidabile.  L’Osservatorio SuperMoney, anche quest’anno, ha cercato di capire se la riforma del lavoro abbia messo in condizione i giovani risparmiatori di acquistare un immobile.

Per fornire dei dati concreti e una panoramica rappresentativa delle reali opportunità offerte dal mercato creditizio italiano, gli esperti di SuperMoney hanno interpellato nuovamente gli istituti di credito coinvolti nella simulazione dello scorso anno: Banca Sella, CheBanca!, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e UniCredit. Unica eccezione Deutsche Bank, che quest’anno ha deciso di non partecipare allo studio.

Alle banche coinvolte è stato chiesto non solo di valutare le reali opportunità di accesso ad un mutuo previste per un lavoratore under 35, ma anche di fornire una stima della liquidità concessa rispetto al valore dell’immobile e di tutte le principali voci di spesa previste per il finanziamento richiesto (spese istruttorie, ammontare della rata, taeg). Proprio per evidenziare eventuali variazioni rispetto ai risultati dello scorso anno, la simulazione è stata eseguita usando gli stessi dati sia per il profilo del richiedente sia per il valore dell’immobile. Per il richiedente è stato considerato un giovane lavoratore di età compresa tra i 25 e i 30 anni, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti con una RAL (retribuzione annua lorda) di 25.000 euro. Per l’immobile è stato considerato un prezzo in linea con le medie del mercato immobiliare nazionale, ovvero 200.000 euro.

Questo il risultato della simulazione per i mutui a tasso fisso:

SuperMoney 01

 

Questo il risultato della simulazione per i mutui a tasso variabile:

SuperMoney 02

Nonostante la grande apertura e la dichiarata assenza di politiche restrittive e discriminanti previste per la valutazione delle richieste mutuo prima casa da parte dei lavoratori under 35 con un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, i dati emersi dalla simulazione svelano uno scenario diverso. A conti fatti, le banche interpellate concedono solo il 50% del valore dell’immobile desiderato, pretendendo che sia il giovane lavoratore a versare la quota mancante. Una richiesta quasi “improponibile” se si pensa che nella maggior parte dei casi i lavoratori under 35 in possesso di un contratto a tutele crescenti possono aver maturato solo una discreta esperienza lavorativa, percependo magari uno stipendio appena sufficiente per pagarsi un affitto se si vive fuori casa.

Ecco allora che spunta ancora una volta la figura del garante, la variabile che rende gli istituti di credito più generosi e quindi disponibili a concedere una maggiore liquidità. La presenza di un garante, ovvero una persona che si impegni a versare l’ammontare della rata nel caso in cui l’intestatario del mutuo sia impossibilitato, rappresenta ad esempio per CheBanca! la condizione necessaria per erogare fino a 160.000 euro, rispetto ai 120.000 euro concessi senza garante, e portare il LTV dal 60% all’80%, ritenendo quindi la situazione redditizia del soggetto richiedente poco affidabile.

«Nonostante il forte calo dei tassi di interesse e la progressiva contrazione dei prezzi degli immobili, rendano il momento particolarmente propizio all’investimento, è evidente come alcuni fattori ostacolino di fatto l’accesso dei giovani lavoratori al mercato creditizio italiano», commenta Antonio Borgonovo, amministratore delegato di SuperMoney. «Il Jobs Act ha dato una forte scossa al mercato del lavoro, ma non ha eliminato tutte le barriere che allontanano ancora i giovani dal sogno di poter acquistare casa. Garantire alle nuove generazioni di lavoratori maggiori tutele e opportunità di accesso al mercato del credito e ai suoi strumenti di finanziamento dovrebbe rappresentare una vera priorità per tutte le banche», ha concluso.

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