formazione

Il modello produttivo contemporaneo non è più legato come un tempo allo svolgimento ripetitivo di funzioni sempre uguali, ma è soprattutto valorizzazione (ed entro un certo limite condivisione) delle conoscenze. Insomma, siamo passati dal task working al knowledge working. Il sociologo Angelo Pasquarella su Wall & Street ha spesso condiviso queste tesi innovative spiegando che in uno scenario economico sempre più legato a servizi e manifatture ad alto valore aggiunto, in cui le persone sono il vero fattore critico di successo, è lecito domandarsi se i modelli formativi nati negli anni Cinquanta, cresciuti in ambiti di organizzazioni strutturate e fondati su ruoli ben definiti e su compiti assegnati possano essere ancora adeguati.

In altre parole: la formazione, così come l’abbiamo vissuta e praticata, mantiene ancora tutta la sua efficacia in azienda, o è cambiato il paradigma e siamo giunti a una svolta? E se questa inversione di tendenza è oramai arrivata, quali sono le tecniche e le metodologie oggi utili per una formazione aziendale efficace? A queste domande Pasquarella, insieme a Sergio Carbone risponde nel volume La formazione concreta (Guerini, 208 pp.).

Il paradigma industriale dell’organizzazione in grado di abbassare, attraverso frazionamento e specializzazione, il livello di competenza necessario a conseguire un risultato utile si rovescia e la persona ridiviene centrale perché si produce intelligenza e capacità. La società della conoscenza ridà nuovamente alla risorsa umana il ruolo di protagonista nel momento in cui rappresenta la sintesi tra la funzione esercitata dal capitale e quella esecutiva che una volta veniva svolta dall’operatore. E tutto ciò avviene in un contesto sempre più complesso derivante dalla necessità di rendere sinergiche competenze molto sofisticate ma anche molto lontane tra loro, dallo scienziato all’artista, per ottenere il prodotto tecnologicamente più avanzato ma anche contemporaneamente più bello.

La formazione concretaIl libro, come si evince dalla citazione, cerca di disegnare un percorso fornendo una chiave di lettura che parte dall’operatività dell’impresa. E questa è la stessa formazione concreta. Con questa locuzione, infatti, si cerca di definire il risultato formativo che si ottiene mediante il perseguimento di un obiettivo aziendale contestualizzato, concreto, definibile e quantificabile. Questo obiettivo è, tuttavia, anche occasione di apprendimento, comprensione e sviluppo professionale (come nella formazione tradizionale). L’universo della formazione concreta offre molteplici e stimolanti spunti di riflessione a chi oggi si trova ad affrontare problemi collegati allo sviluppo di conoscenze tacite, motivazione ad apprendere, superamento della barriera applicativa, memorizzazione dei concetti, persistenza dei comportamenti. Insomma, un metodo per superare quelle barriere interiore che hanno sempre fatto coincidere il momento formativo come qualcosa di scolastico, verticistico, formale penalizzando il momento partecipativo e di crescita interiore che, invece, gli è strettamente connesso.

Wall & Street

 

 

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