Padoan dimentica le imprese
La Nota di aggiornamento al Def, approvata sabato da Palazzo Chigi, avrebbe potuto rappresentare un’ottima occasione per definire i contorni di alcune misure del Piano «Industria 4.0», varato con la legge di Bilancio 2017. Le strategie imprenditoriali a medio-lungo termine nell’ambito della ricerca dipendono (anche) dagli incentivi disposti a livello normativo. Quindi, sono inevitabilmente destinati ad alimentare perplessità i ritardi che caratterizzano l’emanazione di provvedimenti più volte annunciati a livello istituzionale ma di cui tuttora professionisti ed imprese non conoscono neppure il testo o, peggio, la portata.
È quanto sta accadendo ad esempio con i competence center, una innovativa forma di partenariato pubblico-privato la cui istituzione rappresenta tuttora una delle direttrici strategiche di intervento del Piano. «Con il termine competence center, in sostanza, ci si riferisce agli atenei che saranno chiamati a sviluppare centri di competenza in grado di supportare le imprese – soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni – nelle attività di ricerca e sviluppo e negli investimenti innovativi», spiega Paolo Duranti , esperto fiscalista dello Studio Mazzocchi & Associati di Milano. Il decreto dei ministeri competenti (Economia e Sviluppo economico), finalizzato a disciplinare modalità di costituzione e forme di finanziamento di questi poli di eccellenza, seppur più volte annunciato tarda ad approdare in Gazzetta Ufficiale. E di conseguenza slitta anche il bando per le candidature.
«La questione non è di poco conto per il made in Italy che punta sulla ricerca, considerate anche le finalità dei competence center: nella relazione illustrativa del provvedimento si legge infatti che questi poli avranno lo scopo di “promuovere e sostenere la ricerca applicata, il trasferimento tecnologico e la formazione su tecnologie avanzate”», aggiunge Duranti.
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