È morta Rita, la bimba che era migliorata con Stamina
È morta Rita Lorefice, la bimba di due anni e otto mesi, gravemente malata e migliorata con le cellule Stamina. È morta all’alba di oggi, prima di fare la sua terza infusione. Mamma e papà avevano in mano una sentenza del tribunale di Ragusa che aveva imposto agli Spedali di Brescia di trovare un medico disposto a iniettarle le staminali, anche al di fuori dell’ospedale, “entro cinque giorni”.
Non c’è stato più tempo. Fine. Rita è la prima a morire dei 34 pazienti trattati a Brescia, da quando i medici si sono rifiutati di applicare le sentenze. Aveva la Niemann Pick A/B, malattia genetica del metabolismo scoperta più di cento anni fa e tuttora senza cura.
Però da quando Stamina era entrata agli Spedali – grazie a un accordo con l’azienda e grazie alla legge Turco/Fazio del 2006 sulle terapie compassionevoli – Rita aveva beneficiato delle cellule staminali: zero effetti collaterali e riduzione dei sintomi. Era più serena e aveva iniziato a respirare a lungo da sola. Tutto provato. Il corpicino era meno intossicato, come effetto delle dimensioni ridotte della milza. Ci sono le ecografie, gli esami del sangue, i cosiddetti “documenti scientifici” a smentire un castello di bugie che è stato costruito attorno a questa storia.
Bisogna assaggiare l’acqua da disidratati nel deserto per capire quanto è preziosa. E mamma e papà Lorefice, con le staminali, avevano calmato questa sete. Insieme ai genitori di Sofia, Daniele, Celeste, Gioele, Smeralda, Ludovica e agli altri, avevano trovato il rimedio a tanti disturbi, il miglior farmaco disponibile. Hanno tuttora la LEGGE DALLA LORO PARTE (ben tre, la Turco Fazio, la 57 di Balduzzi e la recente sentenza della Corte europea, che negando il diritto alle infusioni a una donna che non aveva ancora intrapreso la cura, ribadisce quello di continuità a chi ha già iniziato le terapie).
Eppure, con lo stop alle infusioni, oggi è stato negato il bicchiere d’acqua a un moribondo, il diritto a vivere. E domani? A quante morti (evitabili) assisteremo? Ma non è più corretto chiamarle uccisioni?
Sulla pagina facebook dedicata a Rita, è scritto “Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini". È già difficile ammettere di non riuscire a fare nulla, succede con le malattie gravi, ma in questo caso un rimedio c’era, ed è stato negato.
Siamo riusciti – noi, società civile – a inventarci l’obiezione di coscienza – nata per la pratica dell’aborto – pur di negare un trattamento palliativo. Abbiamo ascoltato il direttore degli Spedali parlare di “terapia segreta”, quando le ampolle con il preparato da iniettare sono certificate sotto i suoi occhi e l’ISS e il ministero ne conoscono i dettagli.
Qual è la missione di un ospedale? Farsi scudo con le forze dell’ordine per evitare di fare una puntura a un moribondo?
Qual è la missione di un parlamento che ha votato le leggi? Dimenticarle e nel frattempo fare la conta dei morti?
La storia di Rita si racconterebbe in due parole, come il lupo e l’agnello, la strega e Biancaneve. C’è il cattivo che appare buono, come un pedofilo ben vestito “che agisce per il bene di tutti i bambini”, che schifo che fa questa scienza…