Barillari, Burioni e i bugiardini
Davide Barillari è il consigliere regionale del movimento 5S che, assieme alla sua collega Roberta Lombardi, ha presentato un disegno di legge sulle vaccinazioni per la Regione Lazio che potete leggere qui.
Tralasciamo di commentare il testo per intero e ci soffermiamo solo sull’articolo 11 che è quello che ha scatenato più polemiche (ma è anche quello più rispettoso dei bambini immunodepressi).
Si chiede che “la scuola garantisca che sia rispettato il periodo di quarantena di 4-6 settimane per il soggetto appena vaccinato con virus attenuato al fine di evitare contagi indotti dalle stesse secondo il principio di precauzione”.
Ciò che chiedono i due consiglieri è riportato in tutti i bugiardini dei vaccini a virus vivi. Leggiamo qui le avvertenze e precauziomi del Priorix Tetra, contro morbillo, varicella, rosolia e parotite. Testuale: “Una volta vaccinato il suo bambino deve cercare di evitare, per almeno 6 settimane dopo la vaccinazione stretti contatti con i seguenti individui:
-individui con una ridotta resistenza alle malattie;
-donne in gravidanza che non hanno avuto la varicella;
-neonati da madri che non hanno avuto la varicella”.
Il bugiardino del Rotavirus precisa che “il bambino appena vaccinato non deve stare vicino a chi sta facendo le cure contro il cancro”. Cliccate qui.
Insomma, nei foglietti illustrativi dei medicinali si precisa che chi ha fatto uno di quei vaccini “può” trasmettere la malattia per un certo periodo di tempo. E la legge regionale dei M5S lo tiene presente, invitando gli appena vaccinati a stare lontano da scuola, proprio per proteggere gli immunodepressi.
Non stiamo qui a ricordare che fino all’anno scorso, fino al decreto sull’obbligo vaccinale, le nostre istituzioni non si erano mai preoccupate delle persone con il sistema immunitario indebolito. Ma adesso che vi hanno posto l’attenzione non si capisce perché la legge Lorenzin doveva andare bene e quella di Barillari – che in più rispecchia i foglietti illustrativi dei vaccini – no.
Per inciso i bambini immunodepressi sono 10mila, sparsi in 8mila comuni, su 60milioni di abitanti. La media è di 1,3 a comune. Ma non tutti possono frequentare la scuola nè tutti gli altri ambienti affollati. Leggiamo le raccomandazioni dell’organizzazione non a scopo di lucro Physicians for Informed Consent dedicate agli scolari con sistema immunitario compromesso. Qui. Qui in italiano.
Ci chiediamo: se invece di screditate Barillari e la sua proposta, si contassero gli alunni immunodepressi di ogni scuola (magari con l’aiuto dei presidi che hanno compreso anche loro d’un tratto quanto sia importante il sistema immunitario) e si creasse attorno a ciascuno una “cintura di sicurezza” fatta di compagni vaccinati e di altri che dopo aver fatto un vaccino a virus vivo hanno rispettato la quarantena, saremmo tutti più tranquilli e avremmo fatto davvero un’azione concreta per proteggere i più fragili.
A riprova vi allego 6 screenshot illuminanti. I primi due si riferiscono alle prescrizioni ospedaliere per pazienti immunodepressi. Si legge chiaro l’invito a evitare contatti con persone appena vaccinate con vaccini a virus vivo.
Altri due sono stralci delle schede tecniche dei vaccini anti rosolia e rotavirus: nell’osservazione post marketing, quindi a vaccini già distribuiti alla popolazione, si è osservato il contagio di infezione da vaccinati a non vaccinati.
Infine, due avvertimenti rilasciati dal prof Roberto Burioni, cui molte persone chiedono chiarimenti. Nel primo il prof risponde a una mamma incinta che ha vaccinato i suoi due bimbi con l’anti-varicella. “Per precauzione, per venti giorni, eviti di baciarli e di bere dallo stesso loro bicchiere”. L’altro post riguarda il vaccino anti pertosse. Burioni precisa che chi lo ha fatto “può” veicolare l’infezione a qualcun altro, pur non manifestando la pertosse.
Morale: è sempre più faticoso ricevere informazioni chiare e oneste sui vaccini, quando ci si arriva (anche se il tutto era a portata di bugiardino) è una soddisfazione. Nell’augurare a tutti voi un Buon Ferragosto, pubblico la lettera di Giorgia, 28 anni, immunodepressa. Abbiamo letto svariati appelli di chi ha figli nelle stesse condizioni di Giorgia, ora ascoltiamo lei che chiede di non essere strumentalizzata.
Sono una ragazza di 28 anni, mi chiamo Giorgia Scataggia e sono immunodepressa.
Desidero esporre la mia opinione riguardo l’obbligo vaccinale, portando la mia testimonianza di persona con seria compromissione del sistema immunitario. Pur non avendo figli la questione mi sta particolarmente a cuore, in quanto ritengo che le persone nella mia particolare condizione vengano oggi estremamente strumentalizzate per giustificare una legge che ritengo essere ingiusta. Per questo, da qualche tempo, faccio attivismo nel mio piccolo, per offrire almeno un punto di vista diverso.
Essere gravemente immunodepressi è una condizione assolutamente invalidante: ciò che per gli altri è normale, per te diventa pericoloso. Ci sono tanti, tantissimi virus, batteri, funghi che possono causare seri problemi ad una persona immunodepressa e che con le vaccinazioni non c’entrano veramente nulla. Per una persona immunodepressa, spesso, anche i propri “commensali”, che normalmente non sono ostili, possono diventare pericolosi. Parliamo quindi di un handicap serio.
La logica deduzione è che il fatto che ad un immunodepresso sia consigliato o meno di frequentare luoghi pubblici ed affollati dipende dallo stato di salute dell’immunodepresso, non certo dalla presunta eliminazione di 10 malattie… che sono sì pericolose se l’organismo non è in grado di combatterle, ma si tratta della minima percentuale di un mondo di microrganismi patogeni estremamente più ampio. In poche parole, per usare una similitudine, sarebbe come esporsi a raffiche di mitra con solo un elmetto in testa.
Naturalmente, non essendo un medico, non entro nel merito dell’efficacia delle vaccinazioni. Ma, come immunodepressa che ha rischiato più volte la vita e sempre per patologie non vaccinabili, posso sicuramente testimoniare che si sta veramente male… e che far passare il messaggio che gli immunodepressi siano al sicuro grazie alle vaccinazioni di massa per convincere le persone che l’obbligo è giusto, oltre ad essere moralmente discutibile, è disinformativo, in quanto la realtà dell’immunodepressione non è questa.
Questa è la mia esperienza. Ma ciò che di più mi preme, è la questione etica… perché credo che lo Stato, in questa vicenda, abbia toccato veramente il fondo. Lo Stato ha creato malati di serie A (gli immunodepressi) e malati di serie B (i danneggiati da vaccino), lo Stato ha messo i genitori gli uni contro gli altri, strumentalizzando l’immagine di un bimbo immunodepresso e malato, che giustamente suscita empatia, per far credere che eliminare diritti fondamentali sia giusto. Un paese civile ha ovviamente il dovere di tutelare le persone come me, le persone più fragili, questo è indubbio. Ma ogni essere umano, anche se sano, ha il sacrosanto diritto di ricevere trattamenti sanitari che siano adeguati alle proprie esigenze ed alla libertà di cura, dato che il rischio di effetti collaterali c’è sempre.
Nel momento in cui un genitore entra dal pediatra, deve avere il diritto di pensare prima di tutto a ciò che è meglio per suo figlio e non può essere costretto a basare le proprie scelte sui problemi dei figli degli altri. Ed è assurdo che questo, oggi, venga chiamato egoismo… quando si tratta semplicemente di diritti fondamentali, perché tutti desideriamo che la nostra salute venga tutelata e nessuno, giustamente, deve essere trattato come lo scarto della società che viene sacrificato per questo presunto “bene comune”.
I bambini sono sacri, tutti. È vergognoso che lo Stato abbia creato questo clima di odio, strumentalizzando per scopi politici bambini e genitori che soffrono e mettendoli contro ad altri genitori che vogliono solo fare il bene dei loro figli… creando divisioni che non ci dovrebbero essere, perché noi tutti dovremmo lottare per un diritto alla salute che sia universale, non lottare gli uni contro gli altri cercando di togliere diritti al prossimo.
Io, a marzo scorso, mi sono auto-dimessa dall’ospedale contro parere medico, in quanto volevo assolutamente frequentare un corso al quale tenevo tantissimo. Sapevo perfettamente ciò che rischiavo… mi sono messa la mia mascherina, ho raccattato i miei due globuli bianchi sgangherati e sono andata. Non ho mai nemmeno pensato di violare la privacy dei miei compagni di corso, pretendendo di visionare i loro dati sensibili per sapere se fossero vaccinati o portatori di qualche patologia per me potenzialmente pericolosa. E mi sembra assurdo doverlo raccontare, oggi, come se avessi fatto chissà cosa… era lo loro privacy e non avevano colpe per la mia immunodepressione.
Mi dissocio e mi dissocerò sempre dalla strumentalizzazione degli immunodepressi come giustificazione dell’obbligo.
Non pretendo di avere la verità della giustizia in tasca, ma invito tutti gli immunodepressi e i genitori di bimbi immunodepressi che la pensano come me e che non vogliono essere involontariamente “complici” di un’ingiustizia, a non rimanere nell’ombra ed a fare sentire la propria voce.
L’unica cura per l’immunodepressione è non essere più immunodepressi!