La fine di Osama bin Laden è piena di lati oscuri. E forse il mistero rimarrà per sempre, alimentando la dietrologia. In un articolo intitolato “Chi uccise realmente bin Laden?”, il sito della Cnn ripercorre il racconto di uno dei membri delle forze speciali che in un’intervista al mensile Usa Esquire il mese scorso aveva detto di essere entrato per primo nella stanza dove bin Laden era in piedi con un mitra “a portata di mano” e di avergli quindi sparato alla testa, due volte, prima che lui potesse aprire il fuoco. Il militare, che per proteggere il suo anonimato nell’articolo veniva indicato come “the shooter”, colui che materialmente aveva premuto il grilletto, diceva di aver lasciato le forze armate nel settembre scorso, perdendo la copertura sanitaria e la pensione. Ma ora spunta una nuova versione: un membro del “Team 6“, il gruppo che partecipò al blitz, racconta che a salire le scale verso il secondo piano della villetta di Abbottabad furono tre Seal, il primo dei quali, il “point man”, vedendo lo sceicco affacciarsi dalla porta della sua stanza aprì il fuoco, colpendolo alla testa. Subito dopo il “point man” entrò nella stanza, e immobilizzò le due donne che vi si trovavano, nel timore che potessero avere indosso delle cinture esplosive. Gli altri due compagni lo raggiunsero e vedendo bin Laden in terra lo finirono con dei colpi di arma da fuoco al torace. Una scena sicuramente molto meno “epica” di quella raccontata a Esquire. E’ molto simile alla prima emersa in un libro dal titolo “No Easy Day”, scritto dall’ex Seal Matt Bissonette. Secondo la fonte di cui parla la Cnn lo sparatore non avrebbe lasciato volontariamente le forze armate, ma sarebbe stato cacciato essendo andato in giro nei bar di Virginia Beach, dove hanno sede i Seal, a vantarsi del suo ruolo nel raid. Al di là delle diverse versioni (per ora siamo a tre) la Cnn conclude citando le parole che il comandante del Team 6 avrebbe detto al presidente Obama pochi giorni dopo il raid: “Non importa chi sia stato a premere il grilletto, ciò che importa è ciò che abbiamo fatto tutti insieme”.

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