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Campari è una multinazionale e  piace alla Borsa proprio per la sua capacità di rifornire i bar e le aristocratiche cave à liqueurs dei salotti buoni da New York a Mosca, da San Paolo a  Sidney. Un vantaggio competitivo che le consente di ammortizzare la debolezza del mercato europeo.

 

Ecco perché, malgrado i problemi delle vendite in Italia (tra recessione e stretta del nuovo impianto normativo), Citi consiglia ai propri clienti di investire su Campari giudicandola «one of the best midcaps in Italy»: il giudizio è buy (comprare) con un target price di 6,75 euro.

 

Per gli esperti di Mediobanca la casa dello spirit «vestito» nel 1932 da Fortunato Depero vale invece 5,7 euro (sempre in termini di target price) con giudizio «neutrale». Più scettica Barclays, secondo cui il prezzo giusto si ferma a 5,4 euro (il parere è sempre «neutrale»). La questione centrale, che ha portato la banca inglese a rivedere al ribasso le stime 2013 del 4% (invariate quelle del 2014), è la pressione sui margini derivante dall’integrazione della fabbrica in Kentucky, il consolidamento di Lascelles deMercado e dalla congiuntura negativa sia in Italia che in Germania.

Wall & Street

 

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