Cazzullo e Zalone

Per quanto io possa lavorare di cirage nello sforzo di tirare a lucido la mia retorica, nulla è più eloquente degli atti mancati così caratteristici della psicopatologia mainstream. Ieri Aldo Cazzullo ce ne ha offerto un buffissimo esempio. Commentando il trailer dell’ultimo film di Checco Zalone, scrive Cazzullo: «E’ chiarissimo che la geniale canzone di Checco Zalone non fa satira sugli immigrati. Fa satira su di noi. L’immigrato all’inizio pare una seccatura e alla fine si rivela una fregatura. Esattamente le paure inconsce – ma anche esplicite – degli italiani. Con tanto di presa in giro degli slogan leghisti – […]

  

Il genio e il maiale

Il 6 novembre mi chiedevo, vi chiedevo, se fosse possibile definire la molestia. Ora è venuto il momento di porci un’altra domanda, divenuta indilazionabile. E’ giusto radere al suolo un artista e la sua arte nel momento in cui lo si scopre colpevole di qualche nefandezza? E di agire a ritroso e in previsione sia a caccia del peccato sia con l’intenzione di annichilire l’opera del peccatore? Kevin Spacey è stato annullato, messo fuori gioco. Per molto tempo, se non per sempre. Louis C.K. con lui. E chissà quanti altri ne seguiranno. Dobbiamo dunque chiederci, con urgenza: è lecito depauperare […]

  

Gastone Moschin e l’Italia che muore

Mentre riguardavo Il Padrino – Parte II in ossequio al titanico Gastone Moschin, ivi nel ruolo di Don Fanucci, pensavo alla grande recita nazionale. Se le meschinità, le tare, i vizi degli italiani sembrano sempre gli stessi, è certamente cambiata la superficie riflettente e con essa la portata e il rifratto di quelle stesse debolezze. Un tempo – in un elenco volutamente antirigoristico – c’erano De Sica, Rossellini, Visconti, Risi, Antonioni, Leone, Fellini, Monicelli, Soldati, Pasolini, Sordi, Loren, Lisi, Volonté, Gassman, Tognazzi, Moschin, Villaggio, Petri, Mangano, Bava, Pedersoli, Fabrizi, Troisi, De Filippo, Mastroianni, Randone, Magnani, Ferrati, Albertazzi, Rossellini, Rosi, Celi, […]

  

Moonlight, la struggente storia di un trionfo

  Sabato sera ho visto, con colpevole ritardo e in un cinema monosala, il candidato a 14 premi Oscar, poi vincitore di 6 statuette… «La La Land».     Benché inspiegabilmente sprovvisto di personaggi e tematiche gay, il prodotto è in apparenza ruffiano e programmatico. La lavorazione ha seguito quell’afflato nostalgico e new vintage che il marketing, in mancanza di idee inedite, impone all’intero scibile umano, ed ha eseguito uno spartito facilmente orecchiabile, ben diretto dalla musicalità registica del giovane Damien Chazelle. Il paradosso del film – ironico e tragico – è che rappresenta quasi compiutamente ciò che la sceneggiatura […]

  

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