Uaind of Change

Quando frequentavo l’università e negli anni immediatamente successivi ricordo che la mia maggiore preoccupazione era di poter arrivare preparato alla trincea lavorativa. Sarò in grado di farcela? Le mie competenze saranno sufficienti? Il mio inglese e il mio francese abbastanza disinvolti? Perfezionismo e pigrizia, le due forze principali della mia indole, si dividevano le giornate; quando lasciavo prevalere la seconda temevo che il primo ne avesse a male e con lui il mio futuro. Ancora dopo aver superato l’esame da professionista in una dimensione ormai dilettantistica come quella del giornalismo, leggevo, investigavo, esaminavo, ben oltre la soglia del piacere. Poi […]

  

La città violata

Uno dei miei primi ricordi di marmocchio, forse il più vivido, è un’automobilina bianca, una Porsche 901 del 1964 in porcellana che brillava dalla vetrinetta del salotto. Come tanti maschietti, sono cresciuto circondato da modellini, poster, piccole vetture radiocomandate. E poi, l’auto vera, quella di papà: «Il potere fascinatore del mezzo, nel mio ricordo infantile, si rivelava nell’accensione: nel fuoco che di colpo alimentava la mole addormentata, nella sera, davanti al cancello aperto». Che cosa si può aggiungere? Alle bambine piacciono le bambole e ai bambini le macchine. Natura e cultura che si abbracciano nel gioco. A dire il vero […]

  

Le zie non sono gentiluomini

  In tutta onestà, non posso certo considerarmi un estimatore di Matteo Salvini e del leghismo militante in genere. Sono agenti della semplificazione e come tali non fanno onore alla verità. In più mi urtano il senso estetico. Ciò precisato, il fronte che li aggredisce rappresenta la reificazione di un delirio collettivo ormai fuori controllo. Impregnato da un credo totalitario e stolido, esattamente come gli invasati che ci terrorizzano. Questo credo nasce dall’onda lunga dell’antifascismo, passa dai post-sessantottini e arriva a calcificarsi nel benpensante, suo campione contemporaneo; una faccia di culo epocale che spaccia – innanzitutto a se stesso – […]

  

In nome del popolo sovrano

            Michele Serra rappresenta la tragicommedia dell’intellettuale progressista engagé, la crisi esistenziale di una sedicente intellighenzia che per lustri ha celebrato la sacralità della democrazia, le sue benemerenze, la saviezza del popolo sovrano, e che oggi arriva addirittura a negarne l’esistenza. Il 7 febbraio scorso, sulla sua nota rubrica di Repubblica – che avevo dimenticato non troppo colpevolmente per qualche tempo e ieri recuperato – Serra scriveva:   «“In nome del popolo”, lo slogan che troneggiava l’altro giorno alle spalle dell’uomo forte di Francia, Marine Le Pen, è una truffa. Non esiste “il popolo”, esistono […]

  

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