Serve un nome, un numero di telefono da chiamare, un indirizzo. Serve un volto dell’islam moderato. Ne hanno bisogno Milano e soprattutto i musulmani che vivono e lavorano in città. L’estenuante tema-moschee ha coinciso fin dall’inizio con la difficoltà di un dialogo chiaro con un interlocutore credibile. Nell’era Pisapia, col piano dell’assessore Pierfrancesco Majorino, al centro della scena c’era il coordinamento dei centri islamici. Il Caim ha avuto oggettivamente successo e sovraesposizione mediatica. Oggi però attraversa la sua crisi di credibilità. Ha rotto da anni i rapporti con la comunità ebraica, per esempio, ed è gravato da una storia di polemiche e gaffe pesanti. L’elezione di Sumaya Abdel Qader in Comune ha paradossalmente fatto emergere fragilità e divisioni interne al coordinamento. Pagando anche un prezzo personale, infatti, la responsabile Cultura Caim ha compiuto un passo decisivo: ha preso le distanze dai vertici dell’associazione e ha condannato la repressione messa in atto dal regime turco. Il coordinatore Davide Piccardo, peraltro vicino alla scadenza del mandato, ha sempre scelto una linea molto meno chiara e meno accorta. Non sul jihadismo, sia chiaro, ma su Israele, la Turchia, l’islam politico, questioni che hanno un peso anche dentro il Pd. Lo dimostrano i rari ma risoluti interventi di Lele Fiano o quelli dell’ex pd Maryan Ismail, che pur senza delegittimare il Caim lo ha indicato come espressione dell’islam «ideologico». Ora è dubbia anche la reale rappresentatività del Caim. «La maggioranza sta con noi – ha dichiarato il direttore di via Padova Mahmoud Asfa – con chi ha lavorato seriamente senza strumentalizzare tutto per finalità politiche». Oggi alcuni esponenti dell’islam milanese varcheranno la soglia di una chiesa per portare un messaggio di cordoglio e «fraternità» spirituale. La consigliera Abdel Qader è a San Leonardo. L’Ambrogino d’oro Asfa ha scelto di farlo con un imam prestigioso – ma spesso solo – come Yahya Pallavicini, che lo ha sostenuto nel bando per le moschee. Ora che Sala ha platealmente azzerato il piano dell’era Pisapia-Majorino, è chiaro che serve un segnale forte. E l’alleanza dell’islam moderato, laico, non ideologico, può essere una svolta che molti attendono.

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