1- il vino rosso fa buon seno

Nunc est bibendum scriveva Orazio, questo è il momento di bere, alla salute di tutte noi. È uscita il 14 febbraio una notizia pubblicata su “Cancer Letters”: il resveratrolo, sostanza antiossidante presente nella buccia dell’uva e nel vino rosso, se alleato alla rapamicina, farmaco impiegato nella cura di alcuni carcinomi, fra i quali quello mammario, è capace di annullare la resistenza alla medicina. Capita spesso di sentire che alcune cellule cancerose non vengano neppure scalfite dalle cure (“chemio resistenza”). Questo studio ha dimostrato che, in laboratorio, le cellule maligne che non venivano intaccate dalla rapamicina sono state uccise dall’alleanza rapamicina-resveratrolo . La ricerca è stata messa a punto dal Cleveland Clinic’s Lerner Research Institute.

2- è un enzima è il tallone d’Achille del cancro al seno
La seconda buona notizia è stata pubblicata dall’agenzia Adnkronos il 21 febbraio: Scienziati britannici dell’Institute of Cancer Research hanno impedito la diffusione del cancro al seno ad altri organi bloccando l’enzima Loxl2. La ricerca, condotta sui topi, è descritta su “Cancer Research”. Gli autori dello studio sottolineano che il 90% delle morti per cancro è dovuto proprio alle metastasi. Nel caso del carcinoma mammario, gli scienziati hanno mostrato che alti livelli di enzima Loxl2 erano collegati con la diffusione del cancro e con bassi tassi di sopravvivenza. Inoltre, hanno dimostrato che l’enzima è importante proprio nelle fasi iniziali della diffusione della malattia: aiuta le cellule cancerose a “fuggire” dal tessuto mammario ed entrare nel flusso sanguigno. Così, negli esperimenti condotti sui topi, il team ha usato sostanze chimiche e anticorpi ad hoc per bloccare l’attività dell’enzima,scoprendo che in questo modo il cancro ha smesso di diffondersi ad altri organi.

Queste le scoperte più recenti, ma noi – gente concreta che ama i fatti – sappiamo che è presto per esultare. Che un conto è uno studio fatto in laboratorio e un’altra la sua applicazione clinica, fra la prima e la seconda corrono spesso molti anni. Vorrei ricordare a questo proposito le parole di un caro collega, Titta Pasinetti morto di cancro nel 2003, a 50 anni. Titta è stato un grande giornalista, da malato aveva criticato duramente quel “sensazionalismo facile“ che muove il titolista e anima gli show televisivi nel nome del dio audience. Le illusioni pubblicate per far più belle le nostre pagine possono colpire al cuore, come un tradimento. “Ora sono malato – diceva Titta – e capisco che i media ti possono ingannare, chi lotta contro un tumore non deve vivere di bugie”. In alto i calici, nunc est bibendum e il brindisi è per Titta

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