Via il seno per non rischiare il tumore
Una cosa curiosa, stavo per darvi resoconto dell’intervista che ho fatto stamattina alla brava senologa factotum del San Paolo, Giacomina Moro. Abbiamo parlato di PREVENZIONE. Ma poi è uscita questa notizia che mi piacerebbe discutere con voi. L’intervista slitta a domani, promesso.
Al San Matteo di Pavia una donna di 45 anni si è sottoposta – prima volta al mondo – a un intervento mini-invasivo e videoassistito di asportazione completa del seno per scongiurare la possibilità di un tumore. Il test genetico cui si era sottoposta non lasciava dubbi: prima o poi si sarebbe ammalata. La donna aveva due scelte. Aspettare il tumore o eseguire una operazione per evitarlo. Ha deciso di intraprendere quest’ultima strada e l’11 febbraio scorso ha subito l’asportazione di entrambi i seni, la ricostruzione contemporanea con l’inserimento di protesi e, infine, la conservazione dei capezzoli e della cute grazie a una tecnica innovativa mininvasiva e videoassistita mai usata prima per la prevenzione. La donna, dopo un intervento di cinque ore e quattro giorni di ricovero, è tornata a casa con il seno ricostruito e solo due piccole cicatrici nascoste sotto le ascelle senza deturpazioni visibili. A capo dell’equipe la responsabile della struttura di senologia del Policlinico di Pavia, Adele Sgarella, che ha dichiarato all’Adnkronos Salute: «Dal test genetico fatto alla donna si è visto che c’era una mutazione in corso del gene Brca2, e quindi un’elevata probabilità disviluppare un tumore al seno e alle ovaie. D’altronde – spiega l’esperta – la storia familiare della signora parlachiaro: la madre è morta di cancro e la sorella, ora guarita, si è ammalata due anni fa». È stata la signora a scegliere di sottoporsi a questo tipo di intervento preventivo. «Questo – spiega la Sgarella – è un aspetto che va sottolineato. La scelta è maturata attraverso un percorso libero della signora. Oltrechè chirurgico il trattamento può infatti anche essere farmacologico». Nell’equipe che ha operato la signora, insieme alla Sgarella, anche Alberta Ferrari e Sandro Zonta, che operano all’interno del dipartimento chirurgico diretto da Paolo Dionigi. Eloisa Arbustini è invece la responsabile del percorso genetico del San Matteo di Pavia. «Il test – spiega – consente di identificare le donne a rischio prima che sviluppino il cancro e cambierà radicalmente le future strategie di prevenzione».