L’uomo è ciò che mangia (L.Feuerbach)

Viviamo nella natura, con la natura, della natura e dovremmo tuttavia non essere derivati da essa? Quale contraddizione… (L.Feuerbach)

 In attesa di assaggiare i cibi preparati a Cascina Rosa, il campus dell’istituto dei tumori di Milano che insegna a cucinare – e a conservare gli alimenti nel modo più salutare – in modo da prevenire il cancro, vi sintetizzo una ricerca presentata dalla Swiss Medical Food, una nuova società nata in Svizzera nel 2010 con l’intento di personalizzare i pasti dei malati oncologici (http://www.swissmedicalfood.com/index.html)

Secondo gli esperti dovremmo cominciare a considerare gli errori alimentari pericolosi come il fumo. Un terzo dei tumori, infatti, si può evitare modificando la dieta. Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia dell’istituto tumori di Aviano ha ammesso: “Si conosce la teoria di cosa è giusto mangiare ma non la pratica”. Una ricerca pubblicata per la prima volta nel 1997 e aggiornata nel 2007, «Food Nutrition and The Prevention of Cancer», del World Counsel Research Found sostiene che  nelle patologie del sistema gastro-intestinale la malattia è riconducibile a ciò di cui ci nutriamo dal 30 al 70 per cento . 

Un’alimentazione ricca di frutta e verdura eviterebbe nel 20-33% dei casi un tumore al polmone; nel 66-75% un carcinoma gastrico; nel 33-50% un carcinoma mammario; nel 66-75% un tumore del colon e del retto; nel 33-50% un tumore della bocca e della gola; nel 33-66% un tumore del fegato; nel 50-75% un carcinoma all’esofago.

Non solo: ci sono alcuni cibi che funzionano come antiinfammatori e sono anche capaci di interrompere il processo di cancerogenesi. “Il pepe rende efficace la curcumina, principio attivo della curcuma. – ha spiegato Paolo Bellingeri  esperto di nutrizione nel paziente oncologico – Basta assumere 500 grammi al giorno di questa combinazione per ottenere lo stesso effetto di una compressa di un noto antinfiammatorio. Stesso discorso va fatto per la famiglia delle crucifere (cavolo, broccoli, rucola) che andrebbero consumati crudi perchè i principi in esse contenuti (sulforafano) siano efficaci nell’inibire lo sviluppo delle cellule tumorali ». La soia è considerata alimento base della prevenzione, ma i suoi estratti (isoflavoni), possono invece essere controindicati nella donna che ha avuto un tumore della mammella. Altri nutrienti anti-cancro sono gli  omega tre derivati dal pesce e dal regno animale, ad esempio i semi di lino.

AL CONTRARIO,  alcuni alimenti sviluppano sostanze cancerogene, come le aflatossine (prodotte dalla cattiva conservazione dei cereali), le nitrosamine (come residui di pesticidi), le amine eterocicliche (provocati dalla mala cottura delle carni) e l’acrilamide (derivata dalla frittura degli amidi come le patatine fritte).

 MA NON C’è SOLO IL CIBO, C’è ANCHE IL VINO

Avevo promesso una risposta ai lettori Roberto e Mia che avevano commentato il post  di questo blog “Che scoperte” dedicato al resveratrolo. Il vino rosso fa bene o male? E se fa bene a cosa fa bene e quanto se ne deve bere?

 Risponde Attilio Speciani, allergoimmunologo e direttore scientifico di Eurosalus (www.eurosalus.it)

“Il vino rosso è ricco di polifenoli, antiossidanti e resveratrolo (l’antiossidante presente nella buccia dell’uva). Alcuni Bordeaux, il Refosco e il Cannonau sono fra quelli che contengono più resveratrolo. L’effetto positivo di quest’ultimo è efficace anche in piccole quantità, come il selenio, lo zinco e il rame”.

Quindi non è necessario bersi quattro litri di vino, come ipotizzava Roberto, anzi la quantità di vino è un aspetto fondamentale da considerare, “ci sono studi scientifici che dimostrano che la mortalità e la possibilità di ammalarsi sono minori nel bevitore moderato rispetto all’astemio – aggiunge Speciani –   ma il rispetto della “alcool unit”, ossia della quantità giornaliera è fondamentale. Per gli americani è di 12 grammi di etanolo al dì, pari a 140 millilitri di vino, o a 300 di birra o a 35 di superalcolico (le donne devono sempre dimezzare le quantità). Ci sono studi olandesi che alzano questo limite, raddoppiandolo”.

Le ricerche hanno evidenziato che il consumo di queste quantità di alcool ha un effetto protettivo verso le malattie cardiocircolatorie e aumenterebbe il colesterolo Hdl, quello considerato buono. Sì dunque al poco vino grazie alla combinazione di alcool e antiossidanti.

NO invece a quantità superiori, ritenute cancerogene. Speciani cita l’ultimo convegno del World Cancer Fund. I forti bevitori rischiano tumori a esofago, pancreas, bocca, faringe, colon, mammella, fegato.

Qual è il momento giusto per bere poco vino? “Durante i pasti, assolutamente no a digiuno, in quest’ultimo caso l’alcool è assorbito velocemente dall’organismo, crea scompensi metabolici e innalza l’indice glicemico”.

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