Stop al cancro con la proteina più antica
Una delle proteine più antiche, presente nei lieviti, indispensabile alla vita delle cellule (la eIF6) potrebbe bloccare la proliferazione dei tumori. Emerge da uno studio italiano pubblicato oggi su Cancer Cell condotto dall’Irccs San Raffaele di Milano, in collaborazione con l’Ifom-Ieo milanese e l’università del Piemonte orientale Amedeo Avogadro.
Gli autori sperano di aprire la strada a nuove medicine capaci di frenare la marcia del cancro proprio bloccando questa proteina antica. La eIF6 è necessaria alla vita di tutte le cellule, regola la produzione dei ribosomi (le fabbriche cellulari delle proteine) e il loro funzionamento.
In passato gli scienziati avevano già dimostrato che la eIF6 è abbondante nei tumori e avevano scoperto che era indispensabile per la trasformazione della cellula da normale a neoplastica.
Per valutare se modulando la quantità di eIF6 si modifica la crescita di un tumore e se questa possa rappresentare un bersaglio farmacologico, i ricercatori hanno studiato un linfoma nel topo, una neoplasia del tessuto linfoide che nell’uomo rappresenta la quinta causa di morte per cancro.
E’ emerso che i livelli di eIF6 raddoppiano durante il processo di trasformazione tumorale di cellule precursori dei linfociti B in cellule di linfoma. Non solo. Dimezzando i livelli di eIF6 nei topi malati si raddoppia la sopravvivenza degli animali, senza effetti negativi secondari.
Gli autori hanno cercato di comprendere il meccanismo molecolare attraverso cui l’attivazione della proteina eIF6 influisce sulla linfomagenesi, cioè sul processo di trasformazione dei linfociti B in cellule tumorali.
«È chiaro che la riduzione della attività citoplasmatica di eIF6 riduce sia l’oncogenesi che la crescita del tumore, senza avere particolari effetti dannosi sui tessuti normali» ha affermato Stefano Biffo, responsabile dell’Unità di istologia molecolare del San Raffaele di Milano e professore associato di biologia cellulare all’università del Piemonte orientale nonchè coordinatore dello studio. Il prossimo passo, dunque, sarà cercare farmaci che possano bloccare completamente l’attività di eIF6.