Farsi belle per sentirsi meglio
Un sorriso non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno (Schiller)
“Signore, accomodatevi. Prendete un dischetto di cotone e cominciate a struccarvi”. Siamo al laboratorio di make up per pazienti in terapia oncologica all’ospedale San Paolo, a Milano. Sto per scegliere il cotone e il visagista interviene: “Se non siete truccate lasciate stare”. Allude a me. Ma si sbaglia: io mi sono truccata, eccome. Fondotinta, fard, rossetto. Li ho messi alle otto del mattino e ora sono le due del pomeriggio. “Non si vede il suo maquillage, forse perché non ha curato la base…”. Eccolo qui il primo “trucco” da imparare: le fondamenta.
Ma facciamo un passo indietro. Sto partecipando al laboratorio di cosmesi con quattro anni di ritardo. Sono stata invitata dalla mia senologa, Giacomina Moro, che ha deciso di promuovere queste lezioni di bellezza gratuite in ospedale, una volta al mese, dopo aver visto una sua paziente “rifiorita e ringiovanita”. “Aveva frequentato gli incontri promossi dall’associazione “La forza e il sorriso” e quando si è presentata da me l’ho trovata “trasformata”- racconta Moro – Credo che l’ottimismo, il modo di affrontare le cose, siano fondamentali nella guarigione, allora mi son detta, perché non proporlo anche alle mie pazienti?” Detto, fatto.
Così i corsi di trucco sono partiti anche all’ospedale San Paolo. Sei mesi fa erano cominciati al Sacco, mentre già da qualche anno si svolgono all’Istituto oncologico (Ieo) e all’associazione Attivecomeprima. Questi sono i numeri di Milano. In Lombardia gli ospedali coinvolti sono una decina, in tutta Italia trenta. Dietro le quinte un’unica associazione, “La forza e il sorriso”- presieduta da Pierangelo Cattaneo – che è poi il non-profit delle aziende cosmetiche italiane riunite nell’Unipro: “Siamo nati nel 2006 da una costola di “Look Good…Feel Better” creata nel 1987 da un oncologo americano che si prese a cuore lo smarrimento delle sue pazienti costrette a fare i conti con gli effetti collaterali della chemioterapia…” Che sono: colorito spento, perdita di ciglia e sopracciglia, talvolta rossori e dermatiti, umore sotto i tacchi.
Nel maggio del 2008, mentre seguivo la radioterapia allo Ieo, avevo appreso la notizia dei laboratori di make up pubblicizzati da un volantino. Ricordo che avevo liquidato la possibilità di parteciparvi con un presuntuoso quanto amaro “figurarsi se con tutto quello che ho per la testa vado al corso di make up…”. Bugia. Per la testa avevo un solo pensiero, quello della malattia: “il tarlo nella mente che dobbiamo contribuire a sradicare dai nostri pazienti” ha detto Paolo Foa, direttore dell’Oncologia del San Paolo. Oggi, con il senno di poi, riconosco che se avessi accettato allora di partecipare a due ore di laboratorio di cosmesi – sì due ore frivole e leggere – avrei capito prima che potevo distrarmi di nuovo e di nuovo riconoscere il sapore dei momenti belli…
Dopo quattro anni ci sono arrivata. Eccomi qui con altre dieci donne, di ogni età. Ad ascoltare gli esperti di make up, Francesco Martina e Giuditta Mereu. Via il trucco, “massaggiate la crema sul viso con entrambe le mani, vi state coccolando”. C’è il mascara allungaciglia, un’invenzione provvidenziale, c’è una matita marrone per disegnare le sopracciglia, e poi ombretti, fard, rossetti. Sbircio le mie compagne che sono ora nel tunnel, le scopro impeccabili e sorridenti. Coraggio, se ne esce alla grande…
P.S A proposito di sorrisi vi segnalo quello di Barbara Mariani, combinazione mi ha scritto in questi giorni, combinazione è entrata anche lei nel tunnel per uscirvi, combinazione ha creato un bel sito e va in giro a dispensare sorrisi.