E le nanoparticelle diventano virali
Dove guarda la ricerca italiana? Una direzione è stata indicata quest’oggi al Policlinico universitario Gemelli di Roma, in occasione della giornata per la Ricerca.
Da un lato si lavora sulle staminali del cancro al cervello, per tracciare l’identikit biomolecolare delle cellule intorno al tumore che nutrono e aiutano a crescere il glioblastoma multiforme. Le stesse cellule staminali adulte del cervello possono “riparare“ i circuiti nervosi danneggiati da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Dall’altro ci si concentra sulle nanotecnologie. Ossia quel sistema che porta i farmaci antitumorali direttamente al “cuore” del male. In questo modo se ne riduce la tossicità e se ne aumenta l’efficacia .
Bruno Giardina, delegato del Rettore al coordinamento e alla promozione della ricerca scientifica dell’università Cattolica ha parlato di un tipo particolare di cancro al cervello, il glioblastoma multiforme: “Ad oggi abbiamo chiarito come nasce e progredisce il glioblastoma. Confidiamo di arrivare a nuovi protocolli terapeutici mirati in un tumore che finora resta letale”.
Un secondo filone di ricerca riguarda i “nanovettori” in grado di trasportare il principio attivo del farmaco nel cuore del cancro. I ricercatori romani stanno mettendo a punto nanoparticelle virali a cui attaccare i farmaci.