Ho ricevuto da Roberto Zanutto, ginecologo in pensione, questo commento al post ‘Vaccino anticancro, via libera” Ve lo riporto perché è molto interessante e perché mi ha fatto tornare indietro nel tempo… (alla fine vi dico dove mi ha portato)

Commento:

Gentile Gioia Locati, anche se ho seguo spesso il suo blog, non sempre intervengo. Lo faccio ora che la discussione del vaccino anticancro pare ormai raffreddata. A parte i miei dubbi le invio quanto è presente in recente letteratura medica e che supera la discussione sul vaccino (boh!).

Eccola ed è importante in quanto le cellule tumorali sono tutte immortali, non hanno la apoptosi (morte programmata e predeterminata) delle cellule normali. Questo è un metodo più fine, più scientifico e, mi permetta di aggiungere, lineare poiché interessa la genetica, l’immunità, la biochimica.

Cancro: nuova tecnica per indurre la morte delle cellule tumorali.
Pubblicato da giorgiobertin su luglio 18, 2012

I ricercatori della Hebrew University of Jerusalem e del Weizmann Institute of Science hanno sviluppato una tecnica per provocare l’apoptosi, o morte cellulare programmata, che potrebbe portare a nuovi approcci al trattamento del cancro.
L’apoptosi è un meccanismo di difesa fondamentale contro la diffusione di cellule anormali, come il cancro. Le cellule tumorali di solito evitano questo processo a causa di mutazioni nei geni che codificano alcune proteine. Il risultato è che le cellule tumorali sopravvivono e prendono il controllo mentre le cellule sane muoiono.
Lo studio ha esaminato l’interazione tra due importanti proteine coinvolte nella morte cellulare: mitochondrial carrier homologue 2 (MTCH2) e truncated BID (tBID). I ricercatori hanno sviluppato brevi frammenti di queste proteine o peptidi sintetici, che legandosi tra loro influiscono su questa interazione. In esperimenti di laboratorio condotti su colture cellulari, questo risultato ha portato alla morte di cellule tumorali di origine umana.
” Questi segmenti di proteine potrebbe essere la base delle future terapie anti-cancro nei casi in cui il meccanismo di morte cellulare naturale non funziona correttamente” – ha detto il Prof. Friedler.
Leggi abstract:
Molecular Basis of the Interaction between Proapoptotic Truncated BID (tBID) Protein and Mitochondrial Carrier Homologue 2 (MTCH2) Protein: KEY PLAYERS IN MITOCHONDRIAL DEATH PATHWAY
Chen Katz, Yehudit Zaltsman-Amir, Yana Mostizky, Neta Kollet, Atan Gross, and Assaf Friedler
J. Biol. Chem. 2012 287: 15016-15023
Un cordiale saluto.

Quando frequentavo con assiduità il reparto di oncologia, dal gennaio al maggio del 2008, nessuno mi aveva mai parlato di “apoptosi” . Questo nome indica il processo naturale di nascita e morte delle cellule sane ed è una caratteristica assente nelle cellule cancerose, le quali nascono e non muoiono mai. Sono eterne … perlomeno fino a quando non hanno raggiunto il loro micidiale obiettivo, distruggere il nostro corpo.

(Già…Il tumore è una forma di vita più intelligente delle altre, ha in sè i presupposti dell’immortalità e conosce i segreti dell’ antiaging meglio di qualsiasi esperto di bio tech.)

Quel che appresi in ospedale, dopo l’intervento, fu “che non si poteva sapere se qualche minuscolo frammento di cancro – tanto piccolo da sfuggire ai controlli, avesse preso la via dei miei canali linfatici per esplodere, un giorno, in un nuovo cancro” . Perciò mi convinsi a fare la chemio. Sapevo che il bombardamento avrebbe danneggiato le mie cellule sane oltre alle presunte schegge maligne. E sapevo degli effetti collaterali ma ero fiera di immolarmi sull’altare della Prevenzione tossica per due motivi: ignoravo altri orizzonti e avevo una paura terribile, di morire a 41 anni

Non avevo dunque idea di cosa fosse l ‘apoptosi e neppure che uno dei due farmaci che mi “veniva infuso in vena” (la stomachevole miscela rossa era a base di ciclofosfamide e adriamicina) il primo, esistesse in pastiglie a dosaggi cento volte inferiori. E che se avessi preso il ciclofosfamide nella dose di un centesimo le mie cellule maligne, sia quelle presunte che quelle reali, sarebbero morte naturalmente come le altre cellule sane (apoptosi).

Una morte (del cancro) dolce. Una cura dolce. Una prevenzione dolce. E come dolce intendo senza vomitare l’anima dal primo al terzo giorno dopo ogni chemio. Senza rimpinzarmi di anti- emetici e cortisonici, dal primo al quinto giorno, senza avvertire nausea aprendo il frigorifero o facendo la spesa per tutti i mesi della chemio. Senza sentirmi o uno straccio, o intontita, o depressa per i primi cinque giorni o tutte e 3 le sensazioni assieme. Senza perdere i capelli a ciocche a partire dalla terza settimana fino a rimanere completamente calva. Senza dover ricorrere, dopo la seconda chemio, alle punture ‘spaccaossa’ perché nel mio sangue non c’era nemmeno l’ombra di un globulo bianco e in situazioni come questa si rischiano tutte le infezioni i possibili. “Cerchi di non andare in mezzo alla gente” mi dicevano dal reparto. Come se ai microbi fosse vietato l’ingresso in casa…

Dolcemente è anche non ricevere in eredità un danno al cuore, perchè si è capito che non basta fare un elettrocardiogramma prima della chemio per credere di uscirne indenni, altrimenti nessuno morirebbe dopo una chemio. Quanti sono questi morti?

C’ è una seconda domanda: perchè in ospedale non ci propongono i dosaggi bassi di chemio che provocano l’apoptosi? (esiste la metronomica, una chemio a dosi ridotte, ma solo quando la prima ha fallito…)

Grazie al dottor Roberto Zanutto, ginecologo in pensione (che giá ci ha permesso di ragionare sui vaccini anti Hpv) riflettiamo oggi sull’importanza dell’apoptosi.

Ma chi ne parlò ai congressi scientifici 40 anni fa come alternativa al dosaggio tossico (all’interno di una assai più vasta terapia biologica)?

E perchè questa cortina di silenzio?

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