Coincidenze
Ieri la principessa grande ha compiuto 12 anni e, sempre ieri, ho compiuto cinque anni dal mio primo intervento.
E qui ci sarebbero da dire tante cose. Ma, confesso, ieri non ce l’ho fatta a tirarle fuori. E forse non ci riuscirò nemmeno oggi. Penso alle mie due ricorrenze e il tempo mi pare una fisarmonica. Tutto insieme un po’ vicino, un po’ lontano. Con la musica che cambia. Penso alla prima volta che ho stretto le prime manine da neonata (e le seconde due anni dopo!), minuscole e perfette, penso a quanto le ho strette e a come le ho sentite crescere dentro la mia mano.
Cinque anni fa, mentre lei era a scuola, la piccola all’asilo, io entravo in sala operatoria. Ero lì per togliere un fibroadenoma, altro che cancro. E, invece, no. Otto giorni dopo, la rivelazione: era cancro.
Stamattina sono passata dal centro di Milano, in bicicletta. Ho svoltato in una delle vie del quadrilatero della moda. Mi sono fermata davanti a un portone, ho guardato in su all’altezza delle finestre. “Lì c’è ancora il suo salone” ho pensato, senza salire. Sapevo già che lei – famosa parrucchiera della Milano bene – continua a fare il suo mestiere dopo tanti anni. E che sta bene. L’avevo chiamata l’inverno scorso. Di getto. Come si fa quando si resta colpiti da una coincidenza che ci arriva con un’illuminazione improvvisa.
Era il 1984. Io avevo 16 anni, lei 40. Eravamo insieme nella stessa stanza di ospedale. Io ero lì per un’appendicite, lei per un tumore al seno. Aveva una figlia di 7 anni, con un nome molto simile a quello che ho scelto io per la mia, la principessa grande che ieri ha compiuto 12 anni e cinque anni fa di anni ne aveva 7.
Coincidenze perfette. I binari delle nostre vite che si incrociano, i percorsi segnati dagli stessi numeri, così importanti. La chiamo una mattina dell’inverno scorso. Dovevo assolutamente sapere se la mia compagna di stanza di allora fosse ancora viva. Volevo capire se quella signora delicata, che soffocava i singhiozzi durante la notte per non farsi sentire e mi bagnava le labbra dopo l’intervento, avesse dell’altro in comune con me. “Gioia, ti aspetto. Vieni a trovarmi”.
Continua a fare il mestiere che le piace. La figlia insegna all’università. Il marito è lo stesso di allora.
Mi scuserà se non ho avuto il coraggio di suonare, stamattina. Salirò la prossima volta. Ma io mi sono già vista fra trent’anni.