Le notizie che riporto oggi sono un inno alla rete. Per questo mi piacciono. Sentite: anche dal computer di casa si può fare qualcosa per combattere i tumori.

L’università britannica di Oxford e la onlus Cancer Research U.K. hanno lanciato un sito in cui chiedono al popolo del web di aiutare i ricercatori ad analizzare alcune immagini e a catalogarne il contenuto.

Un lancio Ansa di oggi scrive che “il sistema del crowdsourcing – ossia un modo di collaborare tramite una piattaforma web –  è già stato usato in diversi altri progetti scientifici, dall’astronomia alla biologia, e in qualche caso ha generato pubblicazioni sulle principali riviste”.

In questo caso gli esperti chiedono a chi naviga in internet di osservare decine di migliaia di immagini al microscopio di tumori al seno, identificando sulla base di forma e colore le cellule presenti e stimando il loro numero.

Un secondo progetto è dedicato invece ai pazienti. È il National Proactive Surveillance Network, è stato lanciato da alcune istituzioni statunitensi: sul sito tutte le persone che soffrono di cancro alla prostata e che hanno scelto di non farsi operare ma di tenersi sotto controllo sono chiamati a inserire la propria storia clinica.

Sulla base dei dati i ricercatori sperano di riuscire a capire quali siano i cambiamenti che preannunciano un peggioramento del tumore e la necessità di intervenire.

Infine una ricerca nostrana, promossa dall’associazione Peripato, rivela che quasi la metà degli italiani, quando deve affrontare un problema di salute si rivolge a internet prima di andare dal medico. Il sondaggio si è basato su un campione di 2.454 lettori del Corriere della sera online. Per  l’86% di costoro la prima fonte di informazioni è il web. Scarso l’uso dell’enciclopedia medica (7,7%), scarsino l’ascolto di radio o tivù (5,7%). Cosa cerca un malato? Dia-lo-go, per il 62% degli interpellati.

Che dire? Viva la rete. Questo è uno di quei momenti in cui la mia diagnosi (di 5 anni fa) mi appare anni luce lontana. “Se c’è una cosa che non devi assolutamente fare è andare su Internet” mi consigliarono i medici,  allora. Prima che cominciasse il mio viaggio, prima che salissi sul treno della non-salute… Invece, eccomi qui. Felice di aver disobbedito, di essere precipitata nel caos del web, di aver moltiplicato le mie paure. Perché nella confusione ho individuato la chiarezza. E come dice la mia amica Barbara (Mariani)  nella paura ho tirato fuori il coraggio. Viva la rete. Non sposerò più la prima versione e nemmeno la seconda, ne voglio esaminare almeno diecimila. Viva la rete che mi ha permesso di guardare nel cannocchiale. Ricordate  Galileo? Aveva un compagno di università, Cesare Cremonini, che si rifiutò di  osservare attraverso la lente “perché si fidava di più dei libri”. E così non ha visto le stelle…

 

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