Louis Pasteur affermava: “Il germe è tutto, il terreno è niente”.

Claude Bernard affermava: “Il terreno è tutto, il germe è niente”.

Fu questa una lunga diatriba, e la leggenda vuole che Pasteur, in punto di morte, abbia detto: “Ha ragione Barnard”.

Questo aneddoto raccontatoci da Marco L. mi pare il commento adatto alla notizia sull’epigenetica (l’influenza dell’ambiente sui nostri geni).

Ricercatori dell’Università degli Studi di Milano hanno mostrato la struttura della proteina NF-Y che avrebbe un  ruolo di “interfaccia” tra il Dna e le sue modifiche epigenetiche.

Lo studio, coordinato da Roberto Mantovani e da Martino Bolognesi del dipartimento di Bioscienze con il contributo di Nerina Gnesutta e Marco Nardini (e finanziato con il progetto Nepente)  è apparso sulla rivista Cell. 

I ricercatori spiegano che l’epigenetica “studia la parte più dinamica e meno conosciuta della genetica, ossia quella direttamente esposta all’influenza ambientale, in pratica la connessione tra l’immutabilità del Dna e la continua variabilità delle nostre condizioni di vita. Il normale funzionamento cellulare è regolato da continui cambiamenti epigenetici: sono processi che non modificano le sequenze del Dna ma agiscono sulla cromatina, cioè sulla ‘forma impacchettata’ che il Dna assume nel nucleo delle cellule”.

Nella cromatina il Dna è associato a particolari proteine, gli istoni, che regolano l’espressione dei geni mediante una “codice” che ne determina l’attivazione o l’inibizione.

Gli autori insistono sull’importanza della scoperta: “Se è vero che è
ancora molto difficile intervenire sui geni, è già possibile farlo sui
meccanismi epigenetici. La conoscenza dettagliata della struttura di NF-Y permetterà di identificare composti o farmaci in grado di modulare la sua funzione, con possibili ricadute in processi biologici chiave in ambiti diversi, dalla biologia
alle cellule staminali, dalla formazione tumorale alle biotecnologie
agrarie”.

Conclusioni: questa ricerca conferma che la nostra salute non è scritta per intero nel genoma,  ci sono sicuramente malattie “predette” dai geni, ma il fatto di essere portatori di un’alterazione non vuol dire che poi si svilupperà la malattia. Lo studio ci conferma che l’epigenetica dà una lettura più accurata di quello che succede nel nostro corpo.

Riflessione: Se non è il Dna a condannarci perchè la vita evolve, corpo e cellule cambiano di continuo (perfino il cancro muta)  allora non basterà censire i geni coinvolti nei tumori per trovare una cura…

Domanda 1) Forse l’autostrada presa non è quella che porta a destinazione?

Domanda 2)  E  c’è qualcosa che possiamo fare noi perché i nostri geni si trovino (e continuino a trovarsi) nell’ambiente giusto? Possiamo influire sull’epigenetica? Se sì, come?

 

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