C’è anche una scoperta di Antonio Iavarone – il ricercatore italiano fuggito all’estero per una storia di nepotismo- fra le 100 migliori del 2012, citate dalla rivista americana Discover. Iavarone si è piazzato al 40 esimo posto nell’elenco generale e secondo in quello dei tumori per aver individuato una proteina che scatena e tiene in vita il più aggressivo dei tumori al cervello, il glioblastoma.

La storia di Iavarone e della moglie Anna Lasorella, sua compagna di studi e collega di Oncologia pediatrica al Policnico Gemelli di Roma, la potete leggere qui e qui. Dodici anni fa Iavarone raccontò a Repubblica:

“Il primario di oncologia pediatrica, il professor Renato Mastrangelo, ha cominciato a renderci la vita impossibile. Ci imponeva di inserire il nome del figlio nelle nostre pubblicazioni scientifiche. Ci impediva di scegliere i collaboratori. Non lasciava spazio alla nostra autonomia di ricerca. Per alcuni anni abbiamo piegato la testa. Sono circa 25 le pubblicazioni illegittimamente firmate dal figlio del professore. Poi, un giorno, all’inizio del ’99, abbiamo denunciato tutto. Ne hanno parlato i giornali e le radio. Da quel momento, era chiaro, non potevamo più mettere piede nel laboratorio. Ce l’avrebbero fatta pagare troppo cara”.

Ancora: “Mastrangelo ci ha fatto causa per diffamazione. Ha scritto decine di lettere ai colleghi per mettere in ridicolo le nostre accuse. I vertici dell’ Università Cattolica hanno fatto quadrato intorno a lui. Noi, a nostra volta, abbiamo scritto al rettore, al preside, al direttore amministrativo e al direttore dell’ ufficio legale. Nessuno ci ha mai degnato di una risposta. Non ci è rimasto che chiedere l’aspettativa e continuare le nostre ricerche negli Stati Uniti, dove da tempo avevamo avviato una collaborazione. La nostra richiesta è stata respinta dall’amministrazione. Se volevamo trasferirci oltreoceano dovevamo tagliare i ponti con il Gemelli. Abbiamo fatto ricorso al Tar e, naturalmente, abbiamo vinto. Oggi siamo in aspettativa”.

Nella classifica delle più importanti scoperte compaiono al primo posto quella del Bosone di Higgs, al secondo la discesa del rover Curiosity su Marte, al terzo il censimento dei microrganismi che vivono nel corpo umano.

La ricerca di Iavarone e del suo gruppo della Columbia University di New York è stata pubblicata nel luglio 2012: descrive una sorta di “droga” che tiene in vita il più aggressivo tumore del cervello, il glioblastoma.

Si chiama FGFR-TACC, non esiste nell’organismo in condizioni normali e viene generata dalla fusione di due geni alle cui sigle deve il nome. È stata scoperta analizzando la mappa del Dna del tumore ed è presente nel 3% dei pazienti con il glioblastoma.

“Stiamo lavorando alla sperimentazione clinica – ha spiegato Iavarone – selezioneremo pazienti appartenenti a questo 3% per trattarli con un farmaco che bersaglia l’alterazione. Siamo in contatto con alcune case farmaceutiche perchè le molecole che intendiamo utilizzare sono già usate, anche se a livello sperimentale, per trattare altre forme di tumore”. I ricercatori intendono bersagliare l’alterazione genetica e neutralizzare la proteina. Purtroppo ancora non sono chiari i tempi di avvio della sperimentazione a causa di difficoltà burocratiche.

Dopo questo studio, prosegue Iavarone, “è stato scoperto che questa l’alterazione genetica è presente anche in altre forme di tumore, per esempio in una percentuale di pazienti con tumori di vescica, polmone, testa e collo”. Il ricercatore ha precisato che “non tutti i pazienti hanno lo stesso tipo di alterazione genetica. Per esempio, ora stiamo cercando che cosa rende aggressivo il glioblastoma nel restante 97% dei pazienti che non ha l’oncogene FGFR-TACC e stiamo scoprendo altri tipi di alterazioni”.

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