Stamina, ecco come sono stati scelti (e rimborsati) gli scienziati
L’ufficio stampa del ministro della Salute Lorenzin ha risposto, in parte, alle nostre domande. Chi ha selezionato la commissione scientifica che ha bocciato la sperimentazione Stamina? E QUANTO è stato pagato, per il disturbo, ciascun componente?
“I tredici scienziati non hanno ricevuto compenso, però, a chi è arrivato da fuori Roma, sono state rimborsate le spese. Gli esperti sono stati chiamati per quattro volte nella Capitale e hanno lavorato dai loro computer”. Per vedere l’elenco degli scienziati cliccate qui. Otto di loro sono arrivati da fuori Roma, hanno dunque ricevuto, ciascuno, i rimborsi di 8 viaggi e dei pasti.
“Quattro scienziati su 13 sono stati scelti in base alla legge 57 (quella votata dal Parlamento il 23 maggio che avrebbe dovuto portare alla sperimentazione) e cioè un rappresentante dell’ Iss, Istituto superiore sanità, Fabrizio Oleari, uno dell’Aifa, Agenzia italiana farmaco, Luca Pagni, il direttore del Cnt, Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa e un rappresentante delle famiglie di malati. Gli altri sono stati scelti in base al curriculum fra chi si occupa di staminali”.
Chi esattamente ha valutato i curricula? La risposta non ci è ancora arrivata.
La sperimentazione è stata negata perché pericolosa, gli scienziati hanno parlato di potenziali rischi, mancanza di test sui donatori e possibile rischio malattie ma il commissario degli Spedali di Brescia ha precisato che tutte le analisi sono sempre state fatte. Non solo. Le cartelle firmate da specialisti parlano di miglioramenti dei pazienti. Alla luce di questi nuovi fatti, il ministro rivedrà la sua decisione?
“Quella sperimentazione delineata dal Parlamento non si farà più. Il ministro non ha preso la decisione degli scienziati come le tavole di Mosè, si è rivolta all’avvocatura di Stato per avere un parere. E con quelle premesse il vice avvocato generale Antonio Talarida, ha stabilito che il ministero debba prendere atto delle conclusioni del comitato scientifico. L’Amministrazione ha il compito di evitare potenziali rischi alla salute”.
Ma se i potenziali rischi, appunto in quanto potenziali, non ci sono stati?
“Nessun argomento è chiuso per sempre. Si può ricominciare da capo”.
È vero che il ministro Lorenzin non aveva guardato le cartelle di Brescia?
“Non lo ha fatto, ne lo farà. Non è un medico. Recepisce le indicazioni dei tecnici. Il suo compito è tutelare le regole”.
In tivù il ministro ha dichiarato che “dalle cartelle” non sono emersi miglioramenti.
“Ripeto: lei non è una tecnica e le cartelle non le ha valutate. Si è esposta però. Come nessun altro ministro avrebbe fatto in una circostanza simile.”
E cosa avrebbe fatto un altro ministro?
“Avrebbe mandato avanti un’altra persona”.
Dopo la conferenza stampa di Davide Vannoni del 24 ottobre, il direttore del Centro Trapianti, Nanni Costa ha dichiarato che prenderà in esame le cartelle cliniche, anche se non hanno un valore universale perché riguardano malattie diverse al di fuori di una sperimentazione e due giorni dopo anche Luca Pani , direttore Aifa ha detto che “gli estratti significativi delle cartelle sono stati inseriti in un rapporto che è ora nelle mani di ministero, Istituto superiore sanità e Nas”. Questo esame delle cartelle non si poteva fare prima di bocciare la sperimentazione?
“Ci sono delle regole che valgono per tutti. Davide Vannoni non può chiamarsi fuori. In Italia dal 2008 ad oggi sono stati autorizzati 18 trattamenti a base di staminali ma tra questi la domanda di Stamina non è mai arrivata (fonte Aifa)”.
Invece Vannoni ha presentato richiesta per sperimentare la malattia Niemann Pick e pare stia ancora aspettando una risposta. Quel che è certo è che ai genitori di un bimbo malato di Niemann Pick – che si rivolse al ministero per sapere della sperimentazione – fu detto di rivolgersi a Brescia per iniziare una terapia compassionevole.
Conclusioni. Visto che le cartelle verranno ora prese in esame per davvero e che nessun argomento è chiuso per sempre, potrebbe dunque essere rivotata una nuova sperimentazione come da interrogazione parlamentare presentata oggi da Achille Totaro, deputato di Fratelli d’Italia.
Nel frattempo ci rivolgiamo al ministro Beatrice Lorenzin. Caro ministro, i presupposti per riaprire la discussione ci sono tutti (anche senza aspettare le pronunce del Tar). Lei è una politica che sente suo il compito di far rispettare le regole, ascolti la richiesta degli italiani: ci mostri un confronto aperto fra i 13 scienziati che hanno valutato la terapia pericolosa e lo scienziato che l’ha già applicata e sostiene il contrario (Marino Andolina) . Faccia partecipare anche gli specialisti che hanno apprezzato i miglioramenti, oltre ai genitori che hanno bimbi malati (chi ha fatto Stamina e chi, al contrario, resta dietro le quinte, in attesa di risposte).
L’Italia ha bisogno di capire. Certo, non siamo tutti medici, ma nani sulle spalle dei giganti sì. E per questo beneficiamo di quelle conquiste dell’umanità che sono diventate patrimonio di tutti (e che dalla quinta elementare in poi siamo in grado di comprendere): ci permetta di capire perché le cellule staminali mesenchimali Stamina sono pericolose, ci lasci ascoltare le spiegazioni in un confronto aperto. Non ci basta prendere atto di un verdetto – stabilito fra pochi eletti (autonominatisi o nominati da chi, non si è ancora capito) – a porte chiuse. Lei quest’oggi, dopo la question time alla Camera, ha detto che “la valutazione deve essere fatta dagli organi interessati e tecnicamente validati per farlo e non dalla tv o dalla politica”. Ma qualsiasi Dottrina – il sapere scientifico in questo caso – quando è patrimonio acquisito dell’umanità, non è appannaggio di pochi, diventa accessibile a tutti. E qui le chiediamo di aiutarci a capire l’essenziale: dove sta il pericolo? Visto che le risposte “Stamina non è scientifica ed è pericolosa” in aggiunta alla bugia dei mancati controlli e alla paura che “vengano iniettati pezzi di osso” non placano la curiosità neppure di un bambino di quinta elementare.
Ci appelliamo alla sua vocazione politica, di garante della legalità. Non ci lasci credere che l’alternativa per i malati senza cura sia solo un’attesa della morte, si faccia promotrice di un chiarimento pubblico: perchè un sì o un no alla vita devono dipendere dalla sigla di un laboratorio (Gmp, Good manufacturing practice)? Ci tolga quella dannata convinzione che nel nostro Paese prevalgano gli interessi di pochi e che per denaro e gelosie si è disposti anche a uccidere.