Quando gli scienziati dicono bugie: le staminali possono diventare neuroni
In luglio, sul quotidiano la Stampa la senatrice a vita, Elena Cattaneo dichiarava che “ad oggi non è possibile trasformare le staminali mesenchimali – che possono dare origine a tessuto osseo, cartilagineo o adiposo – in neuroni”. La Cattaneo è stata chiamata in Parlamento per dirimere le questioni di scienza. E quando è stata interpellata sul metodo Stamina si è sempre lasciata andare a dichiarazioni pesanti, come: “Non è un metodo”. O: “Quello che è successo in un ospedale pubblico è una vergogna per l’Italia”. (Per la cronaca, nell’ospedale pubblico sono stati trattati 36 pazienti gravi, nessuno di loro è morto nè è stato male, e tutti non vedono l’ora di poter ripetere le infusioni. Le terapie sono state possibili per la legge Turco Fazio 2006, l’autorizzazioni di Aifa e del comitato etico).
Michele De Luca, docente di medicina rigenerativa all’università di Modena precisava che “il risultato delle cellule Stamina trattate in laboratorio sono l’effetto della tossicità delle cellule, non neuroni”. E che le “mesenchimali non sono pluripotenti” (cioè non possono differenziarsi in altri tessuti).
Le ultime dichiarazioni sono quelle di Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici e senatore della commissione che ha tradotto in legge il decreto Balduzzi, che, l’altro giorno, intervenendo a un convegno a Brescia, ha dichiarato: “Non c’è nessuna evidenza né letteratura scientifica che sostenga come tali cellule possano diventare del sistema nervoso. Se così fosse sarebbe davvero un fatto epocale”.
Bum. Ecco i fatti (epocali) che smentiscono. Nella Cell factory del Policlinico di Milano dal dicembre 2012 si coltivano staminali mesenchimali prelevate da malati di una grave forma di Parkinson (Paralisi sopranucleare progressiva). Le cellule restano in coltura per un mese e mezzo e poi vengono re-iniettate nelle arterie del collo dei pazienti fino a raggiungere il cervello. Stiamo parlando della sperimentazione condotta dal professor Gianni Pezzoli, neurologo, con il sostegno della Fondazione Grigioni, la fase 1 si concluderà a dicembre su 5 malati. Da gennaio partirà la fase 2, venti malati con gruppo di controllo. Sul sito trovate tutte le informazioni.
Pezzoli precisa che “le mesenchimali sono staminali multi-potenti, si trasformano in altri tipi di cellule e se opportunamente istruite possono riparare i circuiti motori. Producono fattori di crescita che vengono utilizzati da altre cellule in difficoltà. Quando abbiamo chiesto l’autorizzazione all’istituto superiore di Sanità abbiamo mostrato che le cellule prelevate dal midollo osseo dei pazienti, trattate in laboratorio, hanno rilasciato il fattore di crescita BDNF (fattore neutrofico cerebrale)”.
Professor Pezzoli siamo sicuri che le mesenchimali possono trasformarsi in neuroni?
“Non lo dico io, ci sono diversi studi. Il più famoso è di 18 anni fa, svedese: mostrò che dalle mesenchimali fetali (di feti abortiti) si riparano i danni da Parkinson. Gli svedesi e i coreani sono tra i pochi al mondo che applicano queste staminali sul Parkinson”.
Ma perché ci sono scienziati che affermano il contrario?
“Probabilmente si riferiscono a esperimenti in vitro, in vivo è un’altra cosa”.
Ha in mente qualche altro studio in vivo?
“Quelli dell’ungherese Eva Mezey, a partire dalla metà degli anni Novanta. I suoi esperimenti i su cavie hanno mostrato che le cellule del midollo osseo trapiantate nel cervello dei topi si differenziano in neuroni. La studiosa ha poi esaminato campioni di cervello post-mortem da donne che avevano ricevuto il trapianto di midollo osseo da donatori di sesso maschile: ebbene sono stati trovati cromosomi Y in diverse regioni del cervello”.
Ps. La Mezey racconta di questi esperimenti nello studio apparso su Pnas, 10 anni orsono! Ma ce ne sono tanti altri, cliccate qui.
Con questi presupposti e queste conoscenze, ritiene che le staminali mesenchimali adulte possano migliorare i sintomi di altre malattie degenerative?
“Teoricamente tutte le malattie degenerative sono candidate al trattamento, specie nelle fasi iniziali”.
Le bugie si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto, è di quelle che hanno il naso lungo.(Carlo Collodi)
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