L’attesa dell’insediamento del nuovo comitato chiamato a decidere sulla vicenda Stamina si riempie di prese di posizioni.

Da un lato dominano le certezze di alcuni professori italiani. Leggete qui, le affermazioni di Silvio Garattini, farmacologo e di Giuseppe Remuzzi, ematologo e nefrologo, rispettivamente direttore e ricercatore del Mario Negri, l’istituto che studia e produce nuovi farmaci che poi l’Aifa esaminerà.

Entrambi dicono: “Finiamola qua, nelle cellule Stamina non c’è nulla da verificare”. Per Garattini è fondamentale il giudizio dei pazienti che sono rimasti scontenti ( e gli altri?); per entrambi la verifica sul metodo non va fatta “perchè, in questa storia, si sarebbero violate le norme”. Il condizionale è mio. I professori sono sicuri che le regole siano state violate, benchè l’inchiesta giudiziaria non si sia ancora conclusa.

Sono esempi di giudizi a priori ma non in senso kantiano, nel senso italiano di pre-giudizi, quando si arriva a conclusioni senza spiegarne le ragioni. Perchè anche se si stabilirà che in questa vicenda sono state violate certe regole, resta sempre da valutare l’efficacia o meno della terapia a base di staminali mesenchimali. Sì perchè una risposta chiara ai pazienti è un dovere che la comunità deve ai suoi malati, a quelli di oggi e a quelli che verranno.

Poi c’è Alberto Zangrillo, presidente della seconda commissione del consiglio superiore della Sanità, che considera «l’apertura» a Stamina da parte di Mauro Ferrari, lo scienziato di Houston che presiederà il nuovo comitato, «veramente squalificante per la ricerca italiana».

Ma in che cosa consiste l’apertura a Stamina di Ferrari? Dall’articolo della Stampa non si capisce. Ferrari, ha sempre dichiarato di “voler raccogliere tutti gli elementi, di ascoltare tre blocchi di pazienti, quelli che non hanno ottenuto risultati, quelli che li hanno ottenuti e quelli che sono rimasti a guardare”. Ha sempre detto di “mettere tutte le parti attorno a un tavolo per non ragionare con i sentito dire”.

Si contestano al futuro presidente del nuovo comitato Mauro Ferrari, il fatto di aver partecipato alla trasmissione delle Iene e il fatto di aver pronunciato la frase seguente:

“…è un’occasione per l’Italia per rilanciarsi, anzi, per assumere un ruolo di leadership straordinario perché l’Italia ha questa caratteristica, che è un po’ unica, per permettere ai grandi successi della scienza di base di arrivare in clinica il più rapidamente possibile. L’Italia può essere il paese guida se questa situazione viene gestita bene… può essere il paese guida per il resto del mondo”.

Alcuni lettori del blog, al pari di Remuzzi e Garattini, hanno “letto” in questa dichiarazione un’apertura alla deregulation, ossia all’approvazione di terapie cliniche senza regole.

Eppure le dietrologie non dovrebbero essere ammesse nella scienza, al pari dei pregiudizi.

Cosa voleva dire veramente Ferrari? Glielo abbiamo chiesto ed ecco la risposta:


“Assolutamente non sono a favore della deregolamentazione. È necessario che il Paese abbia regole rigorose per l’approvazione di terapie nuove. È parimenti necessario che le leggi sull’ approvazione vengano seguite con grande scrupolo, per garantire quanto possibile la sicurezza e l’ efficacia delle nuove terapie, e pure l’ uso ottimale delle risorse del sistema sanitario. La “caratteristica un po’ unica” che ha l’ Italia è il fatto che nella stessa autorità statale si riuniscano tre poteri che in altri Paesi sono disgiunti: L’ approvazione delle nuove terapie, il loro ingresso nel prontuario dei farmaci rimborsabili, fatte salve le relative discrezionalità regionali, e la definizione del prezziario per le terapie. Questo crea una maggiore vicinanza potenziale tra ricerca e di base e distribuzione clinica, che, se usata in maniera virtuosa, può’ portare con efficienza nuove terapie alle persone che ne abbiano bisogno. Questa è una considerazione generale, per tutti i tipi di terapia, e quindi non è riferita a nessun tipo specifico di terapia, nè nessun caso in particolare nel mio commento. Non è in nessun modo un’ invito alla deregolamentazione, è solamente un’osservazione sul potenziale attualmente esistente all’ interno delle regole vigenti nel sistema sanitario nazionale. In realtà, proprio a ragione di questo accentramento di poteri, una deregolamentazione completa in Italia porterebbe a conseguenze potenzialmente disastrose per i pazienti e per le risorse del sistema sanitario”.

Il ministro Beatrice Lorenzin ha ribadito che il “nuovo Comitato si insedierà al più presto e che il nome di Ferrari non è in discussione”. “In tutta questa storia mi interessa solo la verità”.

Per completezza di informazione vi allego un articolo del Consorzio californiano di medicina rigenerativa, critico nei confronti della “politica che entra nella scienza”. Critico nei confronti di Nature e sentite cosa riferisce della scoperta del Nobel…Cliccate qui.

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