Spesso sui giornali leggiamo prima le opinioni dei fatti. E chi parla descrive la realtà come la vorrebbe, dimenticando com’è per davvero. È il caso dell’ultima sentenza della corte costituzionale sul caso Stamina che è stata accolta dal ministro Lorenzin e da Aifa con toni definitivi, “finalmente la corte ha scritto la parola fine sulla vicenda tristemente nota come Stamina” (Aifa). I titoli, di conseguenza, di questo tenore: “Pietra tombale sul caso Stamina”.

Invece. Qui trovate per intero il testo della sentenza numero 274 pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 5 dicembre.

Perchè la corte si è espressa?

Un malato di Sla – che non si era ancora curato con Stamina ma avrebbe desiderato farlo – ha presentato ricorso al tribunale di Taranto facendo notare che la famosa legge Balduzzi, la 57 del 2013, che prevede la continuità terapeutica per i malati che avevano già iniziato le infusioni, è incostituzionale perchè non rispetta alcuni diritti fondamentali della costituzione: il diritto alla salute e l’accesso alle cure per tutti. Insomma, se Stamina ha fatto bene a 33 pazienti e se sono stati praticati 400 trattamenti senza effetti collaterali – si è chiesto il malato – perchè anch’io non dovrei poter accedere a quella cura? E come me tutti gli altri?

Richieste legittime. Tanto più che malati di Sla da anni assistono impotenti a un’Ingiustizia con la I maiuscola. Hanno visto che, con un trapianto di staminali, l’assessore alla regione Lombardia, Mario Melazzini, anche lui colpito da Sla, ha migliorato alla grande i suoi sintomi ma loro non hanno mai potuto beneficiarne. Leggete qui. Dal blog del “comitato 16 novembre” apprendiamo che nel 2007 l’assessore poteva solo muovere due dita della mano destra, e tre anni dopo, è diventato capace di porgere e stringere con energia la stessa mano. Leggiamo che per fare quella cura Melazzini ha “firmato più liberatorie di quanti referti abbia mai firmato nella sua carriera professionale”. E perchè mai anche gli altri malati non possano firmare, ce lo chiediamo anche noi.

Torniamo alla sentenza. La consulta ha bocciato la richiesta del malato di Sla perchè la legge Balduzzi parla chiaro “privilegiando principi di continuità terapeutica ed esigenze di non interferenza con provvedimenti dell’autorità giudiziaria…”

Che vuol dire? Che le opinioni che hanno dominano la scena in questi giorni ci hanno fatto conoscere solo una conseguenza della sentenza, ignorandone il succo. Conseguenza: la corte dice no alle infusioni a chi non le aveva mai fatte ( esattamente come la sentenza di Strasburgo) perchè la legge 57 si riferisce ai malati già presi in carico nell’ospedale pubblico di Brescia (succo) .

E come mai allora l’ospedale si sta rifiutando di continuare a curare i malati? Quanti ricorsi e risarcimenti autorizzerà ora questa pronuncia della consulta? Sicuri 33 quanti sono i pazienti a cui è stata sospesa la terapia…

Di più: convalidando la Balduzzi, il collegio sottolinea l’imprescindibilità di questa legge votata all’unanimità dal nostro parlamento. Come può un ministro della Repubblica, Lorenzin, far finta che non esista?

E se la corte, rispettando la legge, pone l’accento sul fatto che non debbano “interferire i provvedimenti dell’autorità giudiziaria”, è lecito il sequestro delle cellule?

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