Stamina, ora i senatori ammettono: “Ci siamo sbagliati”
Dal processo che riguarda Stamina sono arrivate le prime due richieste di condanna del pm Guariniello: un anno e quattro mesi per l’ex dirigente Aifa, Carlo Tomino, e 3 anni e 4 mesi per Marcello La Rosa, presidente dell’Ires Piemonte, entrambi giudicati con il rito abbreviato. Marino Andolina, vice presidente di Stamina, ha chiesto nuovamente il patteggiamento, dato che “Stamina, ormai, è morta e sepolta”.
Dalla commissione Sanità è arrivata una relazione fiume con le “proposte per evitare altri casi Stamina”. Della più inverosimile abbiamo discusso qui. I senatori chiedono che in sede di giudizio un rappresentante del ministero della Salute e un pm siano legittimati a contrastare le richieste di terapie non provate. Trattasi di proposta anti-costituzionale secondo il parere di diversi avvocati. Ma i senatori non si preoccupano di sbagliare, la poltrona gli resta comunque.
“Solo i cretini non cambiano idea” ha ammesso la presidente di questa commissione, Emilia Grazia De Biasi, quando il bravo Guglielmo Pepe ha fatto notare loro che nel marzo 2013 i deputati avevano votato all’unanimità la legge pro-Stamina. De Biasi ha concluso: “Ora è tempo di rivedere la legge“. In più, il ministero sta cercando anche il modo di modificare il decreto Turco-Fazio sulle terapie compassionevoli (quello che permise l’accordo tra l’ospedale di Brescia e Stamina).
Vittoria di Pirro: le leggi pro-Stamina ci sono sempre state, il mea culpa dei senatori non fa che accrescere la disperazione dei malati. Erano nel giusto e non sono stati ascoltati. Li abbiamo visti accampati fuori dall’ospedale di Brescia a reclamare un loro diritto, un’iniezione compassionevole, e ricevere in cambio portoni in faccia (vergogna). Li abbiamo visti spendere centinaia di euro per chiedere giustizia, ottenerla in varie sedi civili e venire derisi (da certa stampa) oltre che penalizzati dal sequestro delle cellule.
Chi li ripagherà?
Sono stati in udienza dal papa, dal presidente della Repubblica e in tivù: invano. Trattati come visionari, persone che ignorano le regole della scienza, disposte a tutto, a iniettare “intruglio di ossa” nelle schiene dei loro bimbi.
Ci siamo chiesti tante volte: non sarebbe stato semplice esaminare il presunto intruglio?
Troppo semplice. Chi dice di essere dalla parte della scienza possiede un sapere-macigno che soffoca ogni novità: sa già che non ci possono essere cellule nelle infusioni Stamina perché non c’è stata ingegnerizzazione e il prodotto non è stato lavorato in Gmp, e non s’è mai visto un farmaco che va bene per tutte le malattie. E poi, prima di curare (clinica), bisogna scrivere (pubblicazioni). Per tutti questi motivi (a-priori) Stamina è una truffa. Macchè test a Miami, a noi, questa pseudo-spiegazione deve bastare.
Fra le altre proposte dei senatori troviamo: la creazione di una rete territoriale di assistenza e informazioni per i malati, linee guida per rafforzare le tutela dei minori sui media, linee guida per l’informazione pubblica in ambito medico scientifico e il rafforzamento dell’indipendenza dei comitati etici. Infine: introdurre nell’ordinamento italiano lo “Standard da Ubert” che regolamenta la figura del consulente tecnico in ambito giudiziario.
Il metodo Di Bella non c’entra.
Il senatore Maurizio Romani ha detto: “Rimane del tutto errata l’associazione tra il metodo Stamina e quello Di Bella. Sarebbe stato davvero un traguardo tenerli ben distinti dal momento che quest’ultimo costituisce una terapia basata su principi terapeutici autorizzati e già utilizzati per la cura di varie patologie”.
Ops, fra chi ha frullato insieme i due nomi ci sono gli scienziati Corbellini, De Luca e Cattaneo. Esempio di scienziati che possono sbagliare…
Romani infatti aggiunge: “L’errore da non commettere è quello di considerare la scienza infallibile. Non bisogna dimenticare, infatti, che la medicina è un’arte. Per dare centralità al paziente, e non alla malattia, dunque, non si possono dimenticare tali presupposti. Un bravo medico – evidenzia Romani – deve preoccuparsi della malattia ma al tempo stesso del malato. L’aspetto relazionale, infatti, non può mai essere trascurato. Questa è la via maestra perché non ci siano mai più casi Stamina”.
Vannoni: il Parlamento ha messo in piedi una farsa.
Ecco quello che Davide Vannoni ha detto all’Ansa: “Condivido, come ha sottolineato la presidente della commissione, che il Parlamento abbia sbagliato: invece di votare il via libera ad una sperimentazione falsa, i parlamentari potevano risparmiare chiacchiere e dire subito che non volevano farla, è stata una perdita di tempo soprattutto per noi. Si è trattato solo di una farsa”.
Quanto alla validità del metodo, “magari verrà provata in futuro, quando qualche scienziato vorrà occuparsene sul serio. Ci sono i dati ed i risultati sui pazienti. Il tempo lo dirà”.
Riferendosi al processo in corso a Torino e che lo vede imputato, “aspettiamo di vedere se si concluderà la richiesta di patteggiamento, che non è assolutamente una ammissione di colpevolezza. Ai malati dico solo: avevate chiesto chiarezza e il ministero non ha voluto darla. Se dei centri esteri vorranno portare avanti il metodo potranno comunque farlo”. Per il futuro, dice Vannoni, “penso di tornare a fare il mio lavoro di professore universitario, considerando che la battaglia italiana per Stamina è stata una sconfitta per l’Italia e per i malati. Intanto migliaia di persone stanno andando all’estero in cerca di cure con le staminali”.
La prossima udienza del processo sarà il 18 marzo.