Stamina, ennesima storia all’italiana?
Dopo il patteggiamento che segna la fine del processo Stamina arriva il ricorso al patteggiamento. A presentarlo, in Cassazione, non è la procura che accusò i vertici di Stamina Foundation di truffa, associazione a delinquere e somministrazione di farmaci imperfetti (calcolando le pene edittali, sulla carta, Guariniello chiese 27 anni di carcere per Davide Vannoni e poi acconsentì a una sua condanna a 22 mesi).
Ma sono proprio tre degli imputati – Davide Vannoni, Gianfranco Merizzi, numero uno della casa farmaceutica Medestea, e la biologa Erica Molino – a voler archiviare il patteggiamento, in apparenza a loro favorevole, e chiedere di riaprire il processo.
Perchè? Per i motivi che abbiamo scritto e ripetuto più volte, dal 2012. C’era una legge (la 57 Balduzzi), che è stata fatta apposta per permettere le infusioni Stamina; c’era un accordo con gli Spedali di Brescia, individuato in virtù del suo laboratorio, fiore all’occhiello della sanità italiana; c’era pure l’approvazione dei comitati etici. In che cosa consisterebbe la truffa? E quali sarebbero le attività illecite?
Non solo. Ci sono state le dichiarazioni sulla regolarità delle procedure vergate dall’ex direttore dell’ospedale Cornelio Coppini, c’è stata una mail (più le telefonate) dell’ufficio preposto del ministero della salute – Ufficio II – Riconoscimento e vigilanza IRCCS, viale Giorgio Ribotta 5, direttrice Filomena Pistacchio – che indicò l’ospedale bresciano alle famiglie in cerca di terapie a base di cellule staminali. E, per quanto nessuno li abbia mai ascoltati, ci sono i diretti interessati, i malati che hanno dimostrato l’assenza di effetti collaterali e provato, certificati alla mano, i benefici di quei trattamenti. Ora è arrivata anche la pubblicazione scientifica, un lavoro indipendente firmato da John Bach e Marcello Villanova, che attesta gli effetti positivi di quel tipo di cellule sulla Sma1 e che sarà indicizzato a breve. Ne abbiamo parlato qui
Insomma, evidenziano gli avvocati di Vannoni, “non v’è traccia dei reati elencati poichè i fatti provano un’altra storia”.
Eppure un patteggiamento c’è stato. I legali degli imputati che si accordano per ottenere pene ridotte, Stamina Foundation che ritira il ricorso al Tar – ossia l’esposto contro la seconda commissione di scienziati che non avrebbe rispettato le indicazioni per le quali si è riunita – i costi delle spese civili devoluti ad associazioni che si accodano in processi simili, affermando di essere state danneggiate (!) per trarne vantaggi economici (fra queste Altroconsumo e Medicina Democratica), il pm, Raffaele Guariniello che esprime la sua soddisfazione davanti ai microfoni: “Con questa sentenza giustizia è fatta, e vince pure la scienza.
E ora? Il finale non è un vero finale. C’è ancora un’appendice.
“Abbiamo scelto di patteggiare per ragioni di convenienza, per evitare un processo che si sarebbe protratto per anni al costo di milioni di euro – spiega Gianfranco Merizzi precisando ora le ragioni della sua opposizione al patteggiamento – Ricorriamo, io, Vannoni e la biologa, come soggetti distinti. Il pm non ha presentato alcun ricorso. Per quanto mi riguarda, come posso dimostrare di non aver mai fatto un’iniezione, posso provare di non aver mai preso un centesimo. Sono entrato in questa storia nel 2012 acquistando quote della società che possiede la metodica: era stata approvata la legge Balduzzi, votata all’unanimità, proprio per regolamentare ciò che era stato fatto prima”.
Lei ha acquistato quote della società per esportare Stamina all’estero, ora non può più farlo.
“Perchè no? La legge italiana vale per l’Italia. Non è stato mai scritto, in sede di patteggiamento, che il divieto debba essere esteso anche ad altri Paesi, sarebbe un vincolo contrario a ogni regola giuridica: uno Stato non decide per gli altri” (la voce è circolata causa una distorta interpretazione giornalistica).
Dunque, esporterà Stamina, dove?