Perché un personaggio famoso non può esprimersi pubblicamente sui vaccini? E perchè si temono le opinioni diverse?

Perché si vuole introdurre l’obbligo delle vaccinazioni per ammettere i bambini al nido? (Se ne discute in Emilia Romagna e in Lombardia).

Quali sono le malattie da debellare, per le quali è necessaria la copertura del 95%? I bambini sotto i sei anni “dovrebbero” fare 48 iniezioni contro 14 malattie, ma non si trovano nè lo spazio (hanno solo due cosce) nè il tempo per farle tutte.

Perché, quando si parla di vaccini, si ricorda che “l’antipoliomielite ha salvato il mondo” e ci si dimentica che dal 1991 a oggi – come conseguenza di una tangente fra l’ex ministro De Lorenzo e la ditta produttrice – si continua a inoculare ai neonati l‘antiepatite B che si contrae solo con il sangue infetto e i rapporti sessuali promiscui? Siamo l’unico Paese al mondo, assieme a quelli dell’Est e alla Grecia, a vaccinare i neonati con l’antiepatite B obbligatoria.

Perché in alcune regioni (Toscana, Liguria, Veneto e Sicilia) è già stato adottato il vaccino contro una forma di meningite (antimeningococco B) su neonati e adolescenti quando l’Istituto superiore di Sanità ne ha sconsigliato l’impiego?

Chi decide quali vaccini introdurre se non si ascoltano i massimi esperti istituzionali?

Perché, chi ha il sistema immunitario compromesso, tutto d’un tratto, secondo le ultime dichiarazioni del ministro Lorenzin, non si può più vaccinare, mentre sono proprio queste persone che dovrebbero farlo?

Perché nei Paesi del Nord Europa si attenderanno gli studi nel 2020 prima di adottare l’antipapilloma virus, invece da noi – nonostante le perplessità dell’Istituto superiore di Sanità – lo si sta distribuendo dal 2007? Perchè in Italia si può fare a meno degli studi?

Perché si parla soltanto di effetto gregge e mai di pressione selettiva? La prima è la protezione del gruppo dei vaccinati quando uno Stato si impegna a debellare una malattia e si ottiene con il 95% di copertura (ma non si può ottenerla per 14 malattie!); la seconda è il fenomeno biologico di virus e batteri: se ci proteggiamo solo verso alcuni sottotipi, gli altri si rafforzano.

Perché si dice che “i vaccini sono sicuri” dimenticando che vi sono centinaia di italiani a cui ė stato riconosciuto per legge un danno da vaccino? (Legge 210 del 25 febbraio 1992).

Perché non si parla con franchezza alle famiglie che non vogliono inoculare 48 dosi di vaccini ai loro bimbi stabilendo con loro quali sono le priorità?

Sono solo alcune domande che nascono quando si guarda con attenzione nel pentolone (infiammabile) dei vaccini, all’interno del quale, troppo spesso, qualcuno vi butta un cerino acceso.

“Ci dobbiamo fidare degli esperti” avvertono le istituzioni (ministero e società scientifiche) ma poi sono le prime a non ascoltare l’Istituto superiore di Sanità.

Un anno fa, l’epidemiologo Vittorio Demicheli, dirigente della Regione Piemonte oltre che esponente di spicco del Cochrane Vaccine Field, noto per le revisioni indipendenti sull’efficacia dei vaccini, manifestò, su Il Sole24Ore, le sue opinioni sul piano vaccinale 2016-18 (non è stato ancora approvato ma non è un problema: alcuni vaccini come l’anti meningococco B sono già dispensati), cliccate qui. Tre giorni dopo, sullo stesso quotidiano, arrivò una minaccia di querela da parte di alcuni esponenti delle società scientifiche e del Consiglio superiore di Sanità (sono gli esperti a nomina ministeriale che hanno varato il piano vaccini). Cliccate qui.

Oggi abbiamo intervistato su questi temi proprio Vittorio Demicheli.

Partiamo dalla querela, come andò a finire?

“Mai saputo nulla”.

La sua opinione sul vaccino anti meningite da menigococco B.

“Condivido la posizione dell’ISS. Non si conoscono ancora a fondo l’efficacia e la sicurezza di questo vaccino, non è il caso di correre per acquistarlo e promuoverlo. Per sapere se effettivamente è in grado di ridurre l’incidenza della malattia occorrono diversi anni. Consideriamo che la meningite è un’infezione molto rara, qualche caso ogni milione di abitanti e quindi questo vaccino, come quelli contro altre meningiti, risponde alla logica di proteggerci dai rischi piccoli. C’è poi un altro problema…”

Quale?

“Non si riesce a stabilire quando farlo. Richiede 4 richiami nel primo anno di vita. Le mamme si presentano già tre volte l’anno per due iniezioni alla volta (e i neonati hanno solo due gambe). Introdurre quattro sedute aggiuntive potrebbe compromettere l’adesione alle vaccinazioni in un momento di disaffezione crescente ”.

Quindi boccia l’antimeningococco B?

“L’unico motivo per il quale sarei favorevole è che stiamo già vaccinando per diverse meningiti (Haemophiulus, pneumococco, meningococco C) e non si capirebbe perché lasciar fuori proprio questo. Ma è l’unico motivo. Il vero punto è un altro: servirebbe per prima cosa una riflessione sulle priorità delle vaccinazioni, bisogna decidere cosa si vuole fare e poi un’analisi dei motivi del calo delle adesioni. Sono anni che il nostro Paese accoglie tutti i vaccini disponibili sul mercato, possibile che non ce ne sia nemmeno uno da scartare?”

A Milano si fa il tampone agli adolescenti per verificare se sono portatori di meningococco.

“È una pratica sconsigliata, perché il batterio è ubiquitario e il fatto di trovarne traccia nella gola o nel naso non vuol dire che ci si ammalerà”.

Perché preoccupa il calo delle vaccinazioni?

“È un problema da affrontare in modo critico. In 20 anni di vaccinazione contro il morbillo non siamo riusciti a raggiungere la soglia raccomandata dall’Oms, (il 95%) al di sotto della quale si possono verificare casi di malattia. Come possiamo pensare di introdurre altri vaccini che richiedono di raggiungere la medesima soglia?”

Ma come ottenere questa percentuale di copertura per 14 malattie?

“Non tutti i vaccini sono impiegati per eradicare le malattie, molti, come l’antiinfluenzale o l’anti meningite rappresentano una protezione personale. Prima di adottare la vaccinazione per la varicella o il rotavirus dovremmo preoccuparci di eradicare il morbillo. E ripeto: chiederci cosa vogliamo combattere. Non possiamo pensare di vaccinarci per tutto, siamo unici al mondo”.

Perché i bambini immunodepressi (o che stanno facendo la chemioterapia) non si possono vaccinare?

“Sì che possono. I vaccini nascono proprio per gli immunodepressi”.

Qual è il motivo del calo delle adesioni?

“L’impennata consistente di rifiuti si registrò dopo lo scandalo pandemia suina (mai verificatasi: nel 2010 il ministero della Salute comprò oltre 20 milioni di dosi di vaccini per 184 milioni di euro, venne usato solo 1 milione di dosi, ndr).

Gli italiani hanno perso fiducia nelle vaccinazioni?

“Quell’episodio fece perdere credibilità all’Organizzazione mondiale della Sanità. Per quanto ci riguarda, davanti al rifiuto di una mamma, cerchiamo di comprenderne le ragioni e di assecondare una richiesta abbastanza frequente, quella di posticipare l’inizio delle prime vaccinazioni. È importante dire le cose come stanno, senza troppa euforia”.

I vaccini compromettono il sistema immunitario?

“No. E poi, rispetto a vent’anni fa contengono una quantità inferiore di antigeni. È falso pensare che un sistema immunitario immaturo, nato per reagire, non debba essere stimolato”.

Dopo l’Emilia Romagna anche la Regione Lombardia potrebbe introdurre l’obbligo di vaccinazione al momento dell’iscrizione al nido, la coercizione farà salire il numero dei vaccinati?

“Non credo che questa sia la strada vincente. Due diritti fondamentali come quelli di salute e istruzione non andrebbero messi in competizione. E poi le famiglie contrarie ai vaccini troverebbero il modo di aprirsi un loro asilo nido. Un provvedimento simile – che giustificherei solo in caso di epidemia – potrebbe portare a risultati opposti: chiusura anziché comprensione. Si dovrebbe cercare di capire perché sempre più persone scelgono di non proteggere i propri figli…”

Chi non vaccina è convinto di proteggere i propri figli dagli effetti collaterali.

“Le vaccinazioni non sono prive di effetti collaterali ma il pericolo degli eventi avversi non è neppure paragonabile a quello delle malattie da cui ci proteggono. Non bisogna però nascondere la loro esistenza e metterla in relazione all’importanza della malattia in questione. Per questo dovremmo applicare il principio di priorità e vaccinare soltanto contro le malattie importanti”.

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