Cari amici del blog, ben tornati dalle vacanze e buona ripresa settembrina.

Oggi vi intrattengo con una vicenda che molti di voi conoscono già: il richiamo che ho ricevuto dall’Ordine dei giornalisti. Avevo deciso, in un primo momento, di soprassedere, ma, con il passare dei mesi, mi sono accorta che la vicenda è tirata in ballo anche a sproposito. Non solo: viaggia da una pagina Facebook all’altra, ma anche di sito in sito, arricchendosi di particolari fantastici.

 

Il retroscena

Ho meritato un avvertimento – il grado più lieve delle sanzioni  giornalistiche – perché  ho scritto che un mio intervistato è “medico” mentre sarebbe solo farmacista (in ogni caso ha un curriculum dubbio e me ne sono accorta dopo). Ho sbagliato. Mi è capitato e mi dispiace. D’altronde il dottore si è presentato a me in questo modo, come “medico che applica il metodo Di Bella in Africa”, aggiungendo che una parte dell’anno “esercita anche a Caserta”. Chi fa il mio mestiere sa che le verifiche sono d’obbligo quando si intraprende un’inchiesta ma davanti a un’intervista, a meno di non essere anche 007, ci si fida. (Tra l’altro la fotocopia di un attestato della Società di Ultrasonologia definisce il dottore “medico-chirurgo”, e avevo dato per scontato il titolo, vedi foto).

All’epoca dei fatti avevo interesse a raccontare che la terapia del prof Di Bella si può seguire anche a Capoverde dove i malati sono tanti e i medici pochi, pochissime le strutture.

Mi stavo occupando di un approfondimento dedicato al caso Di Bella per il giornale. it, un’inchiesta durata un anno e mezzo che mi ha portato a intervistare una ventina di medici (la maggior parte contrari alla terapia) e diversi pazienti (molti dei quali approdati alla Di Bella dopo il fallimento dei protocolli ufficiali). Cliccate qui per leggere le testimonianze e le interviste.

 

Gli articoli su Di Bella

L’Ordine dei giornalisti chiede che ad ogni pezzo dedicato al metodo Di Bella venga precisato che la terapia venne bocciata dall’istituto superiore di sanità nel 1998. Giusto. Infatti lo scopo della sezione da me avviata nel 2012 era proprio quello di presentare il “dopo” bocciatura. Leggete qui.

Potrà non piacere ma è un fatto che, dopo 20 anni, molti malati continuino ad affidarsi a quel metodo, soprattutto dopo il fallimento delle terapie ufficiali. E non è vietato raccontarlo. Allo stesso modo non si possono nascondere le sentenze dei tribunali di mezza Italia che impongono alle Asl di rimborsare la terapia Di Bella ai malati di cancro (che hanno già tentato tutte le strade!).

Non è neppure vietato annunciare i convegni della Fondazione Di Bella o parlare delle ricerche da essa sostenute o, ancora, presentare i case report che Giuseppe Di Bella periodicamente pubblica sulle riviste scientifiche.

 

Come mi sono curata

Fra le tante castronerie che circolano sul web quella che “siccome mi sono curata con la Medicina ufficiale, non posso scrivere di terapie alternative”. Quando mai? Chi, facendo il mio mestiere, scopre una malattia importante ha davanti tre strade, o tacere, o tessere l’elogio di quello che ha fatto, o presentare alternative. Ho scoperto subito che le terapie ufficiali non sono la panacea di ogni cancro (perché, come ricorda la mia oncologa, “siamo nelle mani di Dio”). Leggete qui un articolo ben fatto su quante persone muoiono di cancro, nonostante la chemioterapia. Cosí ho scelto la terza via, col senno di poi, spiegandola infinite volte, ma non vi obbligo a leggermi (soprattutto a scrivermi).

 

I vaccini e il blog

 La seconda castroneria si ripete ad ogni pezzo che scrivo sui vaccini via mail o con commenti anonimi. “Siccome lei ha meritato una sanzione dal suo Ordine, non può scrivere di vaccini”. Che è come dire, “siccome mi sono slogata un polso, non posso camminare”. Gli interventi di questo spessore li censuro al pari di minacce e insulti. Ed è inutile che mi scriviate che sono poco liberale perchè non pubblico o “mi permetto di correggere ciò che scrivete”. Perchè ricorro alle forbici quando non vedo risposte nel merito.

Chi gestisce un blog ha facoltà di pubblicare gli interventi che desidera e anche di modificarli per… evitare il cestino. La mia regola è la seguente: taglio le vacuità e lascio il succo. Se non vi vanno bene le modifiche, avvisatemi, finirà tutto nel cestino.

Detto questo, vi resta sempre la libertà di andare a piagnucolare al mio Ordine.

ultrasonologia

 

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