I super batteri siamo noi
Se stiamo bene lo dobbiamo soprattutto a loro, i 100 trilioni di microbi che abitano il nostro corpo, un esercito di batteri, funghi e virus che, numericamente, supera di 10 volte le nostre cellule, il microbioma. Dalla bocca al naso, dalla gola ai polmoni, dai capelli allo stomaco, dai genitali all’intestino. Colonie di microorganismi – assenti soltanto nel sangue e nel sistema nervoso – che cambiano in quantità e composizione a seconda delle nostre abitudini.
Da pochi anni gli scienziati si sono accorti che siamo un super organismo e, viste le proporzioni (20mila geni umani contro i 2 milioni di geni microbi) assai poco umano e molto batterico. Funzioniamo grazie a una relazione di mutuo soccorso: siamo nutrimento e casa per tutta la ciurma e, in cambio, riceviamo dai microorganismi sostanze indispensabili al nostro metabolismo. Quando tutto fila liscio godiamo di una salute di ferro. Quando, invece, gli equilibri si rompono e le flore batteriche si alterano, si prepara la strada alle cosiddette “malattie del progresso”.
I nemici da cui guardarci sono soprattutto antibiotici, disinfettanti, cibi industriali trattati e impoveriti, sostanze chimiche spalmate sulla cute.
Gli studi sul microbioma, sempre più numerosi, soprattutto su quello intestinale, rivelano che quasi tutte le malattie del Terzo millennio sono caratterizzate da diverse presenze di batteri. Ma anche che possiamo fare molto per prevenirle, cambiando stili di vita e alimentazione.
“Si è visto che svariate malattie di presunta origine auto-immune sono associate alla presenza di precise varietà batteriche presenti nell’intestino o sulla cute dei pazienti, tra queste, le malattie infiammatorie intestinali, le dermatiti atopiche, la psoriasi, l’acne, alcune malattie febbrili dei bambini, le infezioni micotiche dei genitali femminili, alcune infezioni dell’apparato urinario maschile, il morbo di Crohn, e perfino alcuni sottotipi di autismo infantile” spiega Fabio Piccini, professore, psicoanalista e direttore del progetto Microbioma italiano nonchè autore del libro “Alla scoperta del Microbioma Umano”.
Esperimenti su topi sterili a cui è stata impiantata la flora batterica del topo obeso, mostrano che anche i primi diventano obesi. Cliccate qui. Ricercatori americani hanno anche ipotizzato un nesso biologico fra microbioma intestinale e Parkinson. Lo studio, appena pubblicato su Cell, rivela che una malattia neurodegenerativa può avere origine nell’intestino.
Non solo. Perfino l’umore dipende dai batteri. Topi sterili hanno sperimentato l’ansia quando hanno ricevuto i microbi del topo ansioso. Si è visto poi che altri batteri possono modulare il comportamento degli animali.
Il Progetto Microbioma Italiano, partito due anni fa sull’esempio di quello americano (avviato nel 2007), nasce all’Università di Padova con l’obbiettivo di creare una banca dati dei batteri simbionti degli italiani. “È importante comporre una mappa sia per conoscere le abitudini della popolazione sia per suggerire a ciascuno come prevenire malattie importanti – rivela la biologa Barbara Simionati, Ad di BMR Genomics, spin off dell’ università di Padova e braccio tecnologico del progetto – Per anni si è creduto che l’unica genetica in grado di controllare il funzionamento del metabolismo, del sistema immunitario, o del sistema nervoso fosse quella contenuta nelle cellule umane e che proprio per questo motivo le malattie che presentano una forte componente genetica fossero incurabili. Ma, da quando è stato scoperto il microbioma umano, sappiamo che non è più così e che ciascuno ha la possibilità di migliorare molto del proprio corpo ottimizzando la popolazione batterica che risiede stabilmente nell’intestino. In caso di malattie importanti, infezioni resistenti ad antibiotici o alcune forme di diabete, si sono già praticati con successo i trapianti di flora batterica, da sano a malato. Nel caso di infezione da Clostridium difficile il tasso di guarigione, dopo il trapianto, è del 94%. È allo studio la possibilità di trattare con un trapianto anche obesità e morbo di Chron, al momento vi sono risultati controversi”.
Cosa fare per migliorare il proprio microbioma?
“Evitare di assumere antibiotici se non necessari o disinfettare le verdure e la cute in maniera eccessiva. Più sono i microbi con i quali entriamo in contatto, più facilmente il nostro sistema immunitario saprà distinguere i buoni dai cattivi. Soprattutto è importante privilegiare una dieta ricca di fibre vegetali, il nutrimento principe dei batteri sani poiché, in assenza del loro cibo preferito, i microorganismi si cibano di muco intestinale (e questo ne danneggia la parete protettiva) – prosegue Piccini – La dieta deve essere varia, basata su vegetali, frutti e legumi e ricca di acidi grassi polinsaturi (omega 3, alghe, semi oleosi, frutta secca). In più, si è visto che i cibi fermentati svolgono un ruolo importante. Non solo yogurt o kefir (la bevanda ricca di fermenti della tradizione orientale), tutti gli ortaggi, perfino le carni, si possono lasciare fermentare in acqua e sale o spontaneamente. Organizziamo anche corsi aperti a tutti per insegnare come far fermentare i cibi in casa”.
Chi volesse partecipare alla mappatura del microbioma intestinale per conoscere la popolazione dei propri batteri (informazione privata) e donare poi il campione anonimo al progetto Microbioma può rivolgersi a Barbara Simionati. 049-0995754
Partecipare consente di conoscere la popolazione dei propri batteri (si riceve l’informazione privatamente) e donare poi il campione al progetto Microbioma. Non solo. Si ha la possibilità di diventare citizen scientist (cittadino scienziato) sperimentando su di sè cosa succede al microbioma prima e dopo una dieta sana. Gli studiosi sconsigliano di assumere probiotici, se non sotto indicazione medica.
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www.microbiomaitaliano.it
PS. Da sapere: qui la mappa dei batteri che vivono con noi.
Qui, l’abuso di antibiotici predispone all’obesità.