L’Omeopatia sale alla Scala
Torniamo a occuparci di omeopatia. In primo luogo per smentire una falsa notizia, divulgata in luglio. È stato raccontato che l’Inghilterra avrebbe eliminato dal servizio sanitario i rimedi omeopatici “perché inefficaci”. Cliccate qui. Ma non è andata così.
I media hanno attinto a un servizio del The Guardian. Questo. L’articolo spiega che il sistema sanitario inglese ha avviato consultazioni per contenere le spese di bilancio e decidere se togliere la rimborsabilità dei prodotti omeopatici o di qualche altra terapia alternativa.
A oggi non è stata presa alcuna decisione. Si tratta, oltretutto, di un dibattito ricorrente (qui un articolo del 2015) nato per affrontare i costi della sanità pubblica e non per discutere dell’efficacia.
“L’omeopatia è ancora rimborsabile dal servizio sanitario inglese” spiega Alessandro Pizzoccaro, fondatore e presidente dell’azienda farmaceutica milanese Guna – Il governo del Regno Unito sta ancora chiedendo il parere dei cittadini per capire se ha senso rimborsarla. Vero è che i sistemi sanitari sono in crisi e, ovunque, si cerca di contenere le spese”.
Lei si è offerto di pagare quanto il governo inglese destina all’omeopatia, 100mila sterline.
“Premetto che non ho alcun interesse commerciale in Gran Bretagna, ma la mia è stata una provocazione: volevo dimostrare che se il problema fossero le 100mila sterline, rispetto a una spesa sanitaria complessiva di oltre 100 miliardi di sterline, affronterei volentieri i costi. In realtà, la notizia di queste consultazioni, che si svolgono periodicamente, è stata strumentalizzata dai detrattori dell’omeopatia. Per contro, nulla è stato scritto della decisione esattamente opposta presa dalla Svizzera, che pochi mesi fa, ha deciso per la rimborsabilità”.
I reali inglesi, Regina compresa, si affidano a medici omeopatici. E non lo hanno mai nascosto…
“Vero. Il principe Carlo ha partecipato a varie iniziative per promuovere le Medicine alternative e ha sempre sostenuto l’Omeopatia”.
Entro il 30 giugno le aziende italiane hanno potuto richiedere ad Aifa l’autorizzazione in commercio per ogni singolo rimedio omeopatico. Cosa significa?
“L’agenzia del farmaco sta valutando i documenti (dossier) che le aziende hanno presentato per dimostrare il pieno rispetto delle procedure produttive. L’iter è in corso e i farmaci che Aifa approverà otterranno l’ autorizzazione al commercio (Aic) dal primo gennaio 2019”.
Spariranno dal commercio molti prodotti?
“Purtroppo sì, perché la stesura del dossier per ogni singolo rimedio è molto costosa e le aziende non hanno la possibilità di regolarizzare quelli meno diffusi. Su 800 prodotti Guna ne rimarranno più o meno 140”.
Ha senso questa operazione su rimedi che sono in commercio senza problemi da più di 30 anni?
“La procedura è figlia della logica che sorregge i medicinali convenzionali che basano la loro efficacia su un principio dose/effetto: tanto più è alta la dose di principio attivo, tanto maggiore sarà l’efficacia. Il rimedio omeopatico, invece, è finalizzato a stimolare le difese immunitarie dell’organismo. Perciò la valutazione dei dossier dovrebbe tener conto di questo”.
Perché l’Italia è un passo indietro rispetto ad altri Paesi?
“In Francia, Germania, Belgio, Inghilterra – ma anche in Russia e in India – c’è una diversa cultura: da anni i rimedi hanno le indicazioni terapeutiche e si possono pubblicizzare. Le confezioni contengono anche il foglietto illustrativo in virtù degli studi clinici svolti”.
Cosa risponde a chi le dice che l’omeopatia è “acqua e zucchero”?
“Invito a consultare gli studi scientifici: alcuni autorevoli, in doppio cieco, confrontano i rimedi omeopatici con placebo o con farmaci tradizionali, e sono pubblicati su riviste di prestigio internazionali indicizzate. Ogni anno li raccogliamo in un volume. Qui”.
Lei è appassionato di musica ed è riuscito a coinvolgere La Scala in un progetto di omeopatia e balletti.
“È un progetto pilota. Sosterremmo tre balletti famosi, a partire da fine dicembre. In quelle occasioni coinvolgeremo il pubblico nel foyer spiegando la correlazione tra arte e benessere. Anche la musica è terapeutica: agisce come una terapia dolce, migliorando l’equilibrio interiore quindi preservando la salute. E il nostro fine è lo stesso”.